martedì 7 maggio 2019
L'umanità sarebbe alle soglie di una sesta estinzione di massa, dopo quella che 66 milioni di anni fa fece sparire i dinosauri
(Ansa)

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Sono un milione le specie animali e vegetali a rischio estinzione, una su 8. Dopo la "5/a estinzione di massa", che decretò la fine dei dinosauri 66 milioni di anni fa, l'umanità è di nuovo alle soglie della catastrofe. Sarebbe la sesta. "Ma non è troppo tardi per agire", dicono i preoccupatissimi scienziati di 110 paesi del mondo, riuniti d a una settimana all'Unesco di Parigi.

L'allarme ai governi, agli stati, alle donne e agli uomini, è stato lanciato dal rapporto mondiale IPBES, la Piattaforma intergovernativa promossa dall'Onu sulla biodiversità. Il principale responsabile di questa situazione, secondo gli esperti, è l'uomo, col suo modello di consumo insostenibile. Il cambiamento deve essere immediato, ed operare "in profondità", se si vogliono salvare tutti o una parte di questo milione di esseri viventi. Metà dei quali, dicono le cifre, sono ormai considerati "morti che camminano".

"La salute degli ecosistemi dai quali dipendiamo, come tutte le altre specie - ha spiegato a Le Monde il presidente di IPBES, il britannico Robert Watson -, si sta degradando più velocemente che mai. Stiamo erodendo le fondamenta stesse delle nostre economie, i nostri mezzi di sussistenza, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità della vita in tutto il mondo. Ma non è troppo tardi per agire, a patto di farlo adesso a tutti i livelli, da quello locale a quello mondiale".

Fra gli animali, un insetto su 10 rischia di perire, un mammifero su 4, il 41% degli anfibi, il 19% dei rettili, il 13% degli uccelli, il 7% dei pesci, il 31% degli squali. Nel regno vegetale, i tassi variano fra il 16 e il 63% per le specie a rischio. Le conifere, come i pini e gli abeti, hanno un tasso di rischio scomparsa dalla Terra del 34%.

Fra le cause, in testa c'è la distruzione degli habitat. La copertura forestale del pianeta è diminuita di un terzo rispetto al periodo pre-industriale. Seguono le estrazioni minerarie, le dighe, le strade, gli insediamenti urbani, lo sfruttamento sconsiderato delle risorse, il cambiamento climatico, l'inquinamento e le specie invasive.

Proprio ieri, al G7 Ambiente di Metz, in Francia, le maggiori potenze del mondo hanno approvato una "Carta di Metz sulla biodiversità". I paesi firmatari s'impegnano ad "accelerare e intensificare i loro sforzi per mettere fine alla perdita di biodiversità, incoraggiare l'impegno di altri attori, sostenere l'elaborazione e la messa in opera di un quadro mondiale post-2020" per questa. Hanno firmato anche gli Stati Uniti, che però hanno voluto inserire nel documento una postilla nella quale ribadiscono la loro intenzione di uscire dall'Accordo di Parigi sul clima.

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