sabato 22 maggio 2021
Sistemi differenti di conteggio, continenti come l'Africa con i sistemi sanitari devastati, portano gli esperti a considerare inaffidabile il dato di quasi 3,5 milioni di morti indicato finora
Pire funerarie a Bangalore, in India

Pire funerarie a Bangalore, in India - Ansa

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Non hanno volto né nome. E nemmeno un numero. Semplicemente non esistono. Eppure sono milioni: tra i sei e gli otto per l’esattezza, il doppio o il triplo delle quasi 3,5 vittime ufficiali. Tanti, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sono i “morti perduti” del Covid. Quelli sfuggiti ai bollettini nei vari Paesi del mondo negli ultimi quattordici mesi di pandemia. A “recuperarli” – seppure ancora a livello di stime preliminari – ora, il World Health Statistics report, studio che analizza la mortalità in eccesso, insolitamente alta tra 2020 e 2021. Solo l’anno scorso, si contano 1,2 milioni di decessi “aggiuntivi” rispetto agli 1,8 milioni causati dal virus. E il calcolo si basa sui dati di America ed Europa, dove per altro il surplus è più o meno equamente distribuito. In questo caso, la discrepanza è dovuta ai differenti metodi di conteggio. Alcuni Paesi – emblematico l’esempio britannico – hanno “smarrito” per molti mesi le persone morte nelle residenze per anziani. Altri distinguono le “vittime di Covid” – per cui la causalità virus-morte è diretta – da quelle “con il Covid”, ovvero la malattia si è aggiunta ad altre pre-esistenti. Altri ancora – vedi il Brasile – effettuano un bassissimo numero di test, soprattutto nelle aree più remote.


Nel solo Messico si sarebbero “smarriti” oltre 400mila decessi tra marzo 2020 e maggio 2021. I differenti uffici statistici nazionali, tuttavia, sono riusciti a recuperare almeno in parte le falle, dando alcune linee guida di uniformità. Il grande buco nero sono, però, Asia, Africa, Medio Oriente e Pacifico dove ottenere le cifre è quantomeno arduo. Appena il 16 per cento dei 106 Stati di queste aree possiede sistemi di calcolo efficaci. La loro mancanza spiegherebbe il “basso” tasso di mortalità da Covid.
Le 360mila vittime “aritmetiche” sembrano una sbiadita approssimazione della tragica realtà. Un recente rapporto svolto dai ricercatori dell’ospedale sudafricano di Groote Schuur e dell’Università di Città del Capo conferma tale ipotesi per l’Africa, le cui statistiche hanno individuato “appena” 130mila vittime. E sottolinea come nel Continente la mortalità sia molto più alta che altrove, a causa della carenza di letti in terapia intensiva e attrezzature: quasi il 50 per cento dei ricoverati in rianimazione contro, contro il 31,5 per cento di Asia, Europa e America. C’è, inoltre, un ulteriore capitolo, enfatizzata dall’Oms. A quanti sono stati uccisi dal Covid si sommano coloro che sono morti per mancanza di cure a causa del collasso dei sistemi sanitari provocato dal virus. «Per tutte queste ragioni possiamo affermare che le vittime della pandemia sono fortemente sottostimate», ha detto Samira Asma, vice-direttore dell’Oms per la raccolta dati. La questione – affatto numerica – non riguarda il passato. Mentre una parte del pianeta vede nei vaccini il filo d’Arianna per evadere dal labirinto, il Covid dilania interi pezzi di mondo. Solo giovedì ha ucciso nove persone ogni minuto, per un totale di 13mila volte. «E oggi il numero sarà simile. Così domani e il giorno successivo», ha affarmato il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Da qui l’appello a eliminare l’«apartheid globale» dei vaccini. «La pandemia è tutt’altro che finita. E il virus rischia di diventare endemico», ha sottolineato Peter Piot, microbiologo belga e direttore della London School of Higiene and tropical medicine. Nel Sud del mondo, dunque, il coronavirus sembra destinato ad aggiungersi ad altre infermità – gestibili altrove – ad esplosione ciclica. Una questione etica, certo.

Ma anche un problema sanitario perché è impensabile credere che, nel villaggio globale i focolai possano restare confinati. A confermarlo la continua altalena di “picco e calo” in America Latina, epicentro della pandemia. In Brasile, dopo una riduzione d’intensità del 19 per cento nelle ultime settimane, casi e decessi hanno cominciato a risalire. Una proiezione dell’Università di Washington prevede che il totale delle vittime quasi raddoppi entro agosto, raggiungendo quota 750mila, a meno di un’accelerata nel ritmo di immunizzazione. L’Argentina ha appena dovuto decretare nove giorni di lockdown per evitare la paralisi delle terapie intensive.

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