giovedì 13 giugno 2019
Gli Usa sono al primo posto, tra le nazioni ricche, per i rischi legati alla gravidanza. A morire di parto sono soprattutto le afroamericane, quattro volte più delle bianche
Una recente ricerca ha dimostrato che pochi decessi sono dovuti a errori sanitari: a uccidere sono le diseguaglianze nelle cure. E i tagli alla sanità e alla mutua per i più poveri stanno facendo crescere le vittime

Una recente ricerca ha dimostrato che pochi decessi sono dovuti a errori sanitari: a uccidere sono le diseguaglianze nelle cure. E i tagli alla sanità e alla mutua per i più poveri stanno facendo crescere le vittime

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Gli Stati Uniti sono il luogo più pericoloso nel mondo sviluppato dove dare alla luce un bambino. Ogni anno decine di migliaia di americane subiscono lesioni mutilanti o muoiono durante il parto perché non hanno facile accesso alle cure prenatali o perché medici e ospedali pubblici prendono pericolose scorciatoie per risparmiare tempo e denaro. Oggi, il tasso di mortalità materna negli Stati Uniti è il più alto di qualsiasi Paese industrializzato, secondo alcuni studi vicino a 26 su 100mila.

Ed è in aumento. Una ricerca pubblicata di recente dall’agenzia federale per la prevenzione delle malattie, i Centers for desease control e prevention (Cdc), ha appurato che pochissimi di questi decessi sono dovuti a errori medici. Invece, sono causati da forti disuguaglianze nel livello di cure e nelle risorse sanitarie e sociali a disposizione delle future madri. Le donne povere o afroamericane (e vi sono forti sovrapposizioni fra le due categorie) sono le principali vittime: a livello nazionale, le future madri nere hanno quattro volte più probabilità di morire di parto rispetto alle bianche. Uno studio condotto quest’anno dal Congresso ha messo, inoltre, in luce che le differenze nelle cure fra donne più e meno abbienti stanno aumentando come risultato di tagli al bilancio della sanità in generale a alla mutua per i più poveri (Medicaid) in particolare. Le procedure richieste per salvare la vita delle puerpere non sono complicate e non richiedono tecnologie costose. Eppure ospedali, medici e infermieri in tutto il Paese continuano a ignorarle, in parte perché le autorità di regolamentazione che potrebbero esigere di più dagli ospedali pubblici non lo fanno.

La mancanza di azione per proteggere le madri da parte dell’agenzia che supervisiona le due forme di mutua federale negli Usa (Medicaid e Medicare) è in netto contrasto con il suo approccio nel migliorare l’assistenza dei pazienti anziani, un gruppo elettorale di ben maggior peso delle donne povere e afroamericane. L’agenzia federale, ad esempio, richiede agli ospedali di rivelare informazioni quali i tassi di complicanze per interventi chirurgici all’anca e al ginocchio e se i pazienti colpiti da un attacco di cuore ricevano cure tempestive. La stessa agenzia non ha stabilito regole simili sulle complicazioni del parto.

Di conseguenza, le denunce di mal di testa da parte delle donne povere durante la gravidanza non vengono prese sul serio e le emorragie post parto vengono spesso sottovalutate. La loro ipertensione non viene curata e può degenerare in ictus. Muoiono di coaguli di sangue e di infezioni non trattate. La grande maggioranza delle donne in America partorisce senza incidenti. Ma ogni anno, oltre 50mila lasciano l’ospedale paralizzate o incapaci di avere altri figli. Da 700 a 900 perdono la vita. E le stime più conservatrici degli ospedali ammettono che il 60 per cento di questi decessi potrebbe essere prevenuto e metà delle mutilazioni eliminate. Invece, mentre nel resto del mondo le morti da parto si riducono, negli Stati Uniti non fanno che aumentare. L’ultimo tasso ufficiale, relativo al 2015, è di 17,2 morti su 100mila, ma secondo il Congresso si tratta di un dato incompleto che lo scorso anno si sarebbe impennato fino a 26.


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