venerdì 20 febbraio 2009
Dmitrij Andrejevich Muratov è il direttore della Novaja Gazeta, il giornale per cui scriveva la giornalista Anna Po­litkovskaja uccisa nel 2006
Muratov: «Non è finita. Ma temo per i testimoni»

Ansa

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«Il processo per l’assassinio di Anna Po­litkovskaja non finisce con la sentenza d’assoluzione per i tre imputati». Questo il primo commento a caldo di Dmitrij Andrejevich Muratov, direttore della Novaya Gazeta, il giornale per cui scriveva la giornalista uccisa nel 2006.

Dmitrij Andrejevich, come giudica il verdetto?

Fino a poco tempo fa avrei accettato qualsiasi de­cisione dei giurati perché fin dal principio essi si e­rano fatti apprezzare come persone capaci e com­petenti.

E adesso?

Adesso cambia tutto, e, ripeto, il caso non è ancora chiuso, l’istruttoria principale deve ancora venire.

Che ne pensa del modo come è stata sostenuta l’ac­cusa?

Credo che la sentenza di assoluzione sia dovuta al fatto che la pubblica accusa aveva una posizione insufficientemente chiara e forte.

E che ne pensa dell’atmosfera che ha accompa­gnato l’assoluzione?

Il pubblico, o parte di esso, ha applaudito. Intanto io credo che i testimoni d’accusa al proces­so siano in pericolo. Le forze dell’ordine ora devo­no offrire protezione a queste persone.

Negli anni ’90 già un suo redattore, Jurij Shcheko­cikhin, era stato ucciso, e poche settimane fa è sta­ta la volta di un’altra giornalista di “Novaja Gaze­ta”, Anastasija Baburova, uccisa insieme con l’avvocato Stanislav Markelov. Dove sta andando la Russia?

Shekocikhin era anche deputato alla Duma. Per quanto riguarda Baburova, devo dire che l’atmo­sfera pubblica creata dal potere attuale permette di eliminare impunemente quelle persone che conti­nuano a difendere i valori democratici con tutti i mezzi legali a disposizione.

Viste le carenze della giustizia ufficiale, continue­rete a fare indagini per vostro conto?

Noi non abbiamo agenti, non siamo un servizio se­greto, non abbiamo quel bilancio della sicurezza dello Stato che in Russia supera di alcune volte il bi­lancio della sanità, della cultura e della difesa. Non abbiamo agenti segreti, non abbiamo criminalisti, ma, probabilmente presto vi saranno uomini armati che proteggeranno i nostri giornalisti.

Si dice che l’assassino materiale di Anna Politkovskaja sia il terzo fratello Makhmudov, Rustam, ri­fugiato all’estero e che nessuno sembra abbia la voglia di rintrac­ciare. Perché questo?

Rustam Makhmudov, che è ricercato fin dal 2006, non avrebbe potuto lasciare la Russia senza l’ap­poggio di persone influenti. Il tribunale avrebbe do­vuto chiedere al ministero degli Interni in che mo­do Rustam Makhmudov, ricercato a livello federa­le, abbia potuto ottenere il passaporto con docu­menti falsi e lasciare il territorio della Federazione Russa. Rispondendo a questa domanda, una do­manda- chiave, cercando di capire chi ha reso pos­sibile l’operazione di copertura per far uscire Rustam Makhmudov dai confini del Paese, o, come minimo, gli ha concesso il passaporto, ci av­vicineremmo alle fonti politiche di questo delitto.

Ma voi non avete fatto dei tentati­vi per accertare dove si trovi Ru­stam Makhmudov e se veramente egli è il killer?

Il nostro giornale ha cercato, attra­verso la diaspora cecena, di trovare Rustam Makh­mudov per fotografarlo di spalle e confrontare la fo­to con le immagini dell’assassino registrate, pure di spalle, dalle videocamere di sorveglianza sul luogo del delitto. Ma non ottenemmo nessun risultato.

Dmitrij Andrejevich, teme per l’incolumità sua e dei suoi redattori?

Le dirò solo che abbiamo concrete informazioni le quali ci dicono che si stanno preparando nuovi o­micidi di nostri collaboratori.

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