mercoledì 10 marzo 2021
Parla suor Ann Rose, infermiera in un ospedale della diocesi, che si è inginocchiata davanti alle armi: volevo proteggere i manifestanti, anche a costo della vita
Un frame del video di Sky News

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Mai avrebbe immaginato di diventare famosa. Eppure la foto che la ritrae in ginocchio, in mezzo a una strada, mentre supplica i poliziotti minacciosamente schierati a pochi metri da lei, ha fatto il giro del mondo. Ma chi è suor Ann Rosa Nu Tawng, il cui coraggio si sta facendo contagioso (è di ieri la foto diffusa da AsiaNews di un sacerdote di Loikaw che dialoga con i militari)?

Suora di San Francesco Saverio, congregazione birmana che conta 454 religiose, è nata il 7 novembre 1977 in un villaggio dello Shan State, quinta di 13 figli. Lavora come infermiera a Myitkyina in una struttura della diocesi.

Durante gli scontri del 28 febbraio è stata colpita due volte al petto da sassi lanciati con le fionde dai poliziotti. Suor Ann Rosa porterà la sua toccante testimonianza venerdì sera, durante un momento di preghiera e testimonianze dal titolo In comunione col Myanmar; il Webinar, che avrà inizio alle 20.30, è promosso da Editrice missionaria italiana in collaborazione con AsiaNews, il Centro missionario e il Seminario teologico internazionale del Pime e la Fesmi (iscrizione gratuita sul sito www.emi.it).

suor Ann

suor Ann - .

A condurre la preghiera due seminaristi birmani del Pime e il cardinale di Bologna Matteo Zuppi. «Appartengo al popolo del Myanmar, provo i suoi stessi sentimenti e mi sento triste per quanto sta accadendo», attacca suor Ann. Racconta: «Domenica 28 febbraio nella mia città molte persone erano scese in strada pacificamente. Io stavo curando tanti pazienti nella nostra clinica, perché gli ospedali statali sono chiusi a causa della situazione politica. A un certo punto, sono arrivati i camion dei militari e della polizia; gli occupanti sono saltati giù e hanno immediatamente sparato e colpito le persone con fionde e manganelli. Io ho gridato ai dimostranti di entrare in clinica e sono andata davanti alla polizia. Vedendo che i manifestanti si trovavano in pericolo (in altre città le proteste sono finite nel sangue) ho deciso di proteggerli. Anche a rischio della vita».

Continua: «Uccidete me, non la gente, ho detto ai poliziotti, dopo aver visto quanto accaduto a Yangon, Mandalay e Naypyidaw, dove tante persone sono state massacrate come animali».

E ancora: «Alla fine i poliziotti hanno smesso di inseguire i civili. Nella mia città non ci sono stati dimostranti uccisi quel giorno; altrove, invece, molti sono rimasti feriti».

Suor Ann Rosa ci tiene a sottolineare che, accanto a persone di ogni etnia e religione, sono i giovani i veri protagonisti delle rivolte in corso: «Tanti di loro stanno mettendo a rischio la loro vita pur di ottenere pace, giustizia e democrazia. Manifestano per chiedere ciò che desiderano per il Paese. Alcuni di loro sono stati uccisi dai militari in modo crudele».

Come finirà lo scontro in atto nessuno può dirlo. Suor Ann Rosa non si avventura in analisi politiche, ma spiega di essere armata della forza debole della preghiera. E invita tutti a fare altrettanto: «Prego il Signore per il mio Paese e vi chiedo di farlo con noi».

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