giovedì 22 luglio 2021
Nel nord 800mila in fuga dalla furia jihadista, la popolazione ha bisogno di tutto
Operatori distribuiscono gli aiuti a Pemba in Mozambico

Operatori distribuiscono gli aiuti a Pemba in Mozambico - Sant'Egidio

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«Non abbandoniamo il popolo del Mozambico: questo è il grido – di dolore, ma anche e soprattutto di speranza- che la Comunità di Sant’Egidio fa risuonare ancora una volta per il Paese africano, dilaniato dal 2017 da attacchi terroristici nel nord che rischiano di espandersi al resto del territorio. «L’Italia è sempre stata al fianco del Mozambico – ha ricordato don Angelo Romano, dell’Ufficio relazioni internazionali di Sant’Egidio nel corso di una conferenza stampa – con un sostegno efficace nella lotta per l’indipendenza, fino all’accordo di pace firmato a Roma nel ’92, e poi ancora con le missioni Albatros 1 e 2.
È inoltre storica la presenza italiana a livello di missionari, di cooperazione, di imprese.

Ma adesso constatiamo una certa assenza nella politica italiana, si parla poco di quello che sta accadendo in Mozambico, con la guerriglia jihadista che ha come obiettivo la creazione di uno Stato islamico, distruggendo il tessuto sociale per ricostruirlo poi secondo i loro progetti. Una minaccia jihadista che rischia di coinvolgere l’Africa australe e Paesi vicini come Sudafrica, Malawi, Zimbabwe e Tanzania».
Gli attacchi alla popolazione hanno portato alla fuga di 800mila persone, su meno di 28 milioni di abitanti, dal nord, e oltre la metà sono donne e bambini: «È in pericolo il futuro del Paese, ecco perché ci appelliamo alla politica, alle istituzioni e all’opinione pubblica perché non abbandonino il popolo del Mozambico».

Sant’Egidio continua a fare tanto: dagli anni 80 è presente in 150 tra città e villaggi, compresa la regione di Cabo Delgado, la più colpita, pagando anche un tributo di sangue con 9 membri della Comunità uccisi. Agli sfollati sono state distribuite più di 100 tonnellate di cibo, mascherine, saponi, coperte «e molti interventi – ha aggiunto don Romano – sono stati realizzati in collaborazione con le istituzioni locali e le comunità cristiane e musulmane che nutrono un desiderio comune di aiutare le vittime del conflitto.

Chiediamo sostegno, con tutte le “info” disponibili sul sito Internet della Comunità, per i nostri progetti in corso, come la costruzione di alcune scuole nei campi dei rifugiati, la fornitura di reti per i pescatori, sementi e attrezzi per gli agricoltori, per continuare a distribuire kit alimentari, scolastici e sanitari». Il Mozambico insomma vuole farcela, memore anche della visita di papa Francesco di due anni fa e dell’affetto che il Pontefice continua a nutrire per questo Paese, spesso citato nei suoi interventi.

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