mercoledì 2 novembre 2016
L'Onu: prelevati di notte e spostati sui camion. La Turchia invia carri armati al confine: «Un pericolo le milizie sciite»
Avanzata a Mosul, presa la tv. «Civili rastrellati come scudi umani»
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Li avrebbero caricati con la forza. Di notte. Per sfuggire ai pattugliamenti delle forze irachene. Decine di camion e bus con l’obiettivo di trasferire 25mila civili dal sobborgo di Hammam al-Alil nel cuore di Mosul. Civili da “utilizzare” come scudi umani. La denuncia arriva dalla portavoce dell’Ufficio Onu per i Diritti umani, Ravina Shamdasani.

La maggior parte dei camion è stata costretta ad invertire la rotta perché intercettati dagli aerei della coalizione a guida Usa, altri mezzi hanno raggiunto Abu Saif, a circa 15 chilometri a nord di Hammam al-Alil. «Siamo molto allarmati per la sorte delle decine di migliaia di civili che sono stati spostati dal Daesh negli ultimi giorni», ha detto Shamdasani. «Abbiamo ben presente che per il miliziani sequestrare civili per portarli il più vicino possibile alla città di Mosul, o alle loro strutture o installazioni militari, è diventata una pratica di condotta». La strategia jihadista è trasparente: assicurarsi che le zone dove operano siano fortemente popolate per rallentare o disinnescare le operazioni militari dell’esercito iracheno.

L’Onu ha reso poi noto un’altra strage di massa compiuta dagli uomini del Califfato sabato: le vittime erano 40 soldati dell’esercito iracheno, i cui cadaveri sono stati gettati nel fiume Tigri. L’orrore è catturato dai numeri. Nel solo mese di ottobre i morti in Iraq sono stati 1.792, 789 in più di settembre. Il maggior numero di vittime civili, 566, si è registrato nella provincia di Ninive. Secondo quanto riferisce il Guardian, otto persone appartenenti a una stessa famiglia, tre dei quali bambini, sono stati uccisi per errore nei giorni scorsi da un raid Usa sulla loro casa nel villaggio di Fadhiliya, pochi chilometri fuori Mosul.

Sul terreno prosegue l’avanzata delle forze speciali irachene – appoggiate dai peshmerga curdi il cui addestramento ha detto il Generale di Brigata Angelo Michele Ristuccia è motivo di orgoglio per l’Italia – , accompagnate da violenti combattimenti. L’esercito, penetrato per «5 chilometri» all’interno della città, ha preso il controllo dell’edificio che ospita la tv ufficiale di Mosul, ai confini del quartiere di Kukyeli, vera e propria porta di ingresso a est nella città. «Stiamo combattendo alle periferie orientali di Mosul», ha detto da parte sua il generale delle forze speciali, Abdul Wahab al-Saidi. «La pressione è su tutte le parti della città per facilitare l’ingresso nel centro città». I miliziani si sono asserragliati nel centro della città.

Resta incandescente anche l’altro fronte, quello lungo il quale avanzano i 15mila uomini delle milizie iraniane, le cosiddette Forze di mobilitazione popolare. Avanzata che ha fatto alzare immediatamente la tensione con la Turchia. Il ministro della Difesa di Ankara, Fikri Isik, ha fatto sapere che lo schieramento di carri armati turchi nel sudest del Paese, al confine con l’Iraq, è dovuto al fatto che «in questo momento siamo impegnati in una seria lotta contro gruppi terroristici, sia all’interno della Turchia che appena oltre i nostri confini», dove ci sono stati «importanti sviluppi», e quindi la Turchia «deve essere preparata a qualsiasi eventualità ». Lo stesso presidente turco Erdogan, nei giorni scorsi, aveva spedito un messaggio bellicoso: se le milizie sciite «provocheranno terrore» a Tal Afar, città che ospita una consistente popolazione di etnia turkmena, Ankara sarà pronta a reagire. Le forze federali di Baghdad hanno cominciato l’offensiva su Mosul da sud, e precisamente dalla base aerea di Qayyara. Da est le principali vittorie militari sono state conseguite nelle due settimane di offensiva dei peshmerga curdi, appoggiati dalle forze speciali anti- terrorismo di Baghdad. Dall’inizio dell’offensiva, i cacciabombardieri della Coalizione «hanno sganciato tremila bombe sulla città».

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