martedì 3 maggio 2022
Ucciso un ragazzino, tre i feriti. Danneggiato il monastero ortodosso. I religiosi rimangono fedeli a Kirill ma si professano contro la guerra. E questo li espone ad attacchi di entrambe le parti.
Odessa, l'amarezza del pope "bombardato": fedeli a Mosca ma contro la guerra
COMMENTA E CONDIVIDI

Dopo una giornata di attacchi, scambi di colpi tra missili e contraerea, droni abbattuti e ponti demoliti, la rappresaglia di Putin per poco non fa una strage nel monastero ortodosso di St Iver, dove ha trovato la morte una ragazzino di 15 anni, ucciso dalle schegge metalliche che alla velocità dei proiettili hanno percorso l'area trasformandosi in lame che hanno ferito gravemente altre tre persone.

Le immagini raccolte sul campo testimoniano solo in parte la violenza del raid. Il monastero, infatti, si trova a pochi metri da una campo di addestramento dell'aviazione ucraina, adiacente al'aeroporto internazionale di Odessa.

Alle 18,33 di lunedì sera il missile ha fatto tremare l’intera città. Un colpo mirato contro il campo di addestramento dell’aviazione a ridosso dell’aeroporto di Odessa. Già sabato lo scalo era stato centrato dal tiro dell’armata russa.

Il potente ordigno è precipitato all’interno del perimetro militare, ma le schegge hanno bersagliato un’abitazione civile e seriamente danneggiato il tetto del santuario. Il pope ne è uscito visibilmente tramortito un paio di ore dopo. I militari ucraini lo hanno portato in disparte mentre le squadre degli esperti di ordigni svolgevano un sopralluogo. Intorno un denso fumo ha continuato a levarsi dagli edifici danneggiati.

Sul sagrato della chiesa principale, introno al quale sorgono gli edifici per l'alloggio dei religiosi e delle religiose, abbiamo raccolto le schegge del missile lanciato dall'armata russa. Benché l'obiettivo militare si trovi a circa 200 metri, i residui sono schizzati rischiando di fare una strage. A quell'ora infatti il santuario è normalmente affollato di fedeli che acquistano sulla piazza souvenir o candele da donare per le celebrazioni.

Anche questa mattina molti pellegrini, al termine del coprifuoco, sono tornati nel luogo di preghiera. La legge marziale vieta di pubblicare le immagini degli obiettivi sensibili colpiti prima che siano trascorse 24 ore dalle esplosioni. Tuttavia i religiosi ci hanno permesso di visitare l'area. Sul lato esposto in direzione del perimetro militare, tutti i vetri sono andati in frantumi, una parte del tetto è stata sfondata dalle schegge e dall'onda d'urto e dovrà essere demolito. Altre porzioni del grande complesso religioso dovranno essere messe in sicurezza o demolite.

Sul posto abbiamo potuto individuare decine di schegge, e altre sono state mostrate dai pope che con amarezza hanno raccontato la loro difficile posizione di questi giorni. La Chiesa ortodossa ucraina (Uoc) rappresenta quanti hanno scelto di non separarsi dal patriarcato di Mosca, ma molti non approvano le parole del patriarca Kirill che approva e incoraggia il bagno di sangue. "Siamo rimasti fedeli all'ortodossia di Mosca, che proprio qui ha le sue origini - spiegano - ma ci opponiamo alla guerra". Con il risultato di essere malvisti dall'entourage del patriarca e allo stesso tempo non essere compresi fino in fondo dai fedeli ucraini che invece vorrebbero che nel monastero si pregasse per la vittoria di Kiev.

La giornata era cominciata nel peggiore dei modi. Con le sirene che dalle 6,40 del mattino hanno ricordato a Odessa che il 2 maggio ricorrevano gli otto anni dalla strage di filorussi nella “Casa dei sindacati”. L’edificio, restaurato dopo l’incendio nel quale morirono arse vive quasi 50 persone, è stato completamente circondato dalla polizia per impedire che potessero svolgersi manifestazioni o azioni simboliche dei gruppi fedeli a Putin.

Negli ultimi giorni l’antiterrorismo ha arrestato 12 presunti “sabotatori” filorussi, accusati di aver pianificato attacchi sul terreno e azioni contro le forze armate ucraine. Fonti della polizia hanno spiegato di avere effettuato numerose perquisizioni e sequestrato un arsenale di armi leggere che avrebbero dovuto essere adoperate nel corso delle incursioni terroristiche.

La tensione nella città resta alta. Il coprifuoco, che scade questa mattina, ha permesso ad agenti, militari e arruolati delle forze di difesa territoriale civile, di controllare ogni angolo. A nessuno è stato permesso di circolare fuori dagli edifici. Una misura resasi necessaria proprio per evitare scontri tra filo-russi e fedeli al governo di Kiev.

Già in mattinata la contraerea aveva abbattuto un drone russo che a bassa quota attraversava il cielo della città. Il capo dell’amministrazione militare regionale Maksym Marchenko ha precisato che non c’erano state vittime nel corso di un altro attacco, avvenuto sempre nelle prime ore del giorno, contro il ponte sull’estuario del fiume Dnestr. L’infrastruttura era stata già in parte distrutta nei giorni scorsi. Ma ieri il colpo di grazia ne ha impedito la possibilità di una ricostruzione anche parziale. Il ponte di Zacota permetteva il passaggio di mezzi gommati e treni. E da lì, secondo diverse fonti, transitavano le armi dirette al comando militare di Odessa, che ha rinforzato le difese. Inoltre per la stessa via i tir venivano indirizzati al porto rumeno di Costanza da dove far ripartire le esportazioni agricole ucraine.

La risposta armata di Kiev è giunta poco dopo. Uno dei micidiali droni di fabbricazione turca ha affondato due motovedette russe nei pressi dell’Isola dei Serpenti, conquistata da Mosca nei primi giorni di conflitto e considerata come una postazione strategica per gli attacchi dal mare. Kiev ha diffuso il filmato in cui si vede la prima vedetta esplodere mentre l’altra inutilmente mette i motori avanti tutta tentando di sfuggire all’attacco. Pochi istanti dopo della lancia veloce e del suo equipaggio non resterà che un bagliore.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: