martedì 31 luglio 2018
Il fenomeno, seppure ridotto, appare in aumento. E crescono i morti nell'Egeo, durante il tentativo di arrivare in Grecia.
(archivio Ansa)

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Una madre con i suoi tre figli piccoli dispersi nel fiume Evros, che separa Turchia e Grecia. Altre sei persone, fra cui tre bambini, annegate nell'Egeo al largo di Lesbo. E poi, un gruppo di 50 fermati mentre cercavano di raggiungere Rodi, da Cipro. Non sono migranti e rifugiati in arrivo da Medio Oriente o Asia, ma cittadini turchi in fuga. E tutti con la stessa motivazione: scappare dalle purghe del presidente Recep Tayyip Erdogan.

Mentre torna a scaldarsi la rotta dei migranti dalla Turchia all'Europa, con un aumento del 60% delle traversate bloccate dalla Guardia costiera di Ankara nel 2018, negli ultimi giorni si sono moltiplicati anche i casi di turchi che scappano. Sono soprattutto ex militari e poliziotti, insegnanti e funzionari statali che negli ultimi due anni hanno perso il lavoro perché sospettati di legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen. Con questo stigma, trovare un'altra occupazione è diventato quasi impossibile. E così parecchie famiglie, un tempo di classe media, hanno deciso di partire, anche con i figli neonati.

L'operazione più massiccia risale a sabato scorso nella parte settentrionale di Cipro, controllata di fatto dalla Turchia. Da lì 50 sospetti gulenisti stavano cercando di approdare sull'isola greca di Rodi. Fermati, sono stati consegnati a funzionari dell'Interpol di Ankara. Il giorno dopo, altre sei persone hanno perso la vita in un naufragio vicino a Lesbo.

Anche loro erano turchi in fuga, finiti nelle mani dei trafficanti che tentano di aggirare i controlli a terra e via mare, diventati molto più serrati dall'accordo con l'Unione europea del marzo 2016. A livello complessivo, i turchi restano marginali. Tra gli oltre 16 mila sbarcati in Grecia dall'inizio dell'anno, il 60% sono siriani e iracheni. Ma il fenomeno è in netta crescita e le persone colpite dalle purghe, che col tempo potrebbero tentare di attraversare l'Egeo spinte dall'assenza di prospettive e dall'esaurimento dei risparmi, sono ormai decine di migliaia. Una situazione destinata anche a suscitare nuove tensioni diplomatiche con Atene.

Intanto, nei primi sette mesi del 2018 la Guardia costiera di Ankara ha fermato 14.470 persone, circa il 60% in più rispetto alle 9.152 del 2017. E contemporaneamente crescono le vittime in mare: finora 54, contro le 20 dello scorso anno. (ANSA).

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