mercoledì 1 settembre 2021
Il corpo senza vita di don José Guadalupe Popoca è stato ritrovato nella sua parrocchia dello Stato del Morelos, uno degli epicentri della narcoguerra
Ucciso un altro sacerdote: è il terzo da gennaio

Agenzia Fides

COMMENTA E CONDIVIDI

Il suo corpo senza vita è stato trovato all’interno della

chiesa di San Nicolás de Bari di Galeana, nello Stato del Morelos

, di cui era parroco. Ucciso con un proiettile alla testa. Così, martedì, è morto

padre Cheché

, come lo chiamavano i fedeli, soprattutto i giovani e giovanissimi con cui faceva un intenso lavoro di formazione.

José Guadalupe Popoca Soto, 43 anni

, è il terzo sacerdote assassinato da quest’anno in Messico, dopo Gumersindo Cortés González, nel municipio di Dolores Hidalgo, e il francescano Juan Antonio Orozco Alvarado, vittima del fuoco incrociato tra i narcotrafficanti di oppose fazioni mentre viaggiava sulla strada che collega il Durando allo Stato di Zacatecas. Non si conosce il movente dell’omicidio di padre Cheché: le autorità non scartano l’ipotesi del furto, dato che manca la sua auto.

La mappa degli assassinii dei preti – quest’anno come in quelli precedenti – coincide con l’ampio “pezzo” di Messico ostaggio della criminalità organizzata

, che opera grazie al rapporto perverso con parti corrotte di istituzioni. Il

Morelos è, dall’anno scorso, uno degli epicentri della narcoguerra tra la mafia di Sinaloa e quella sempre più aggressiva di Jalisco Nueva Generació

n. I due gruppi delinquenziali se lo contendono in quanto corridoio strategico verso la capitale, a colpi di “plata o plomo”, cioè soldi e, soprattutto, pallottole.

Nella regione si conta una media di almeno quattro morti ammazzati al giorno, per un totale di 128 al mese, la terza entità più violenta del Paese in rapporto al numero di abitanti

. Nonostante la retorica, il presidente Andrés Manuel López Obrador non è riuscito a ridurre l’escalation in atto nella nazione. Anzi: omicidi, sequestri e scomparse continuano a crescere. Nei primi tre anni di Amministrazione, sono stati già registrati quasi 94mila assassinii, di cui quasi ventimila da gennaio. E il bilancio si ferma al 31 luglio. Il cambio di rotta – la promessa di affrontare le cause sociali del potere delle formazioni criminali – non c’è stato. E la strategia dei principali cartelli del narcotraffico di subappaltare la manovalanza criminale a bande più piccole, ha complicato ulteriormente la situazione.


A pagare il prezzo più alto sono i civili. Non solo “danni collaterali” della lotta per il “narco-trono di Spade”.

I massacri sono parte integrante della “politica del terrore” volta a annichilire ogni forma di resistenza da parte della popolazione

. In quest’ottica, come ha più volte affermato il Centro católico multimedial, si inquadrano anche gli omicidi dei sacerdoti. Una categoria particolarmente a rischio come giornalisti e attivisti. Il loro assassinio lascia le comunità – specie quelle rurali più remote – prive di punti di riferimento. I

l vescovo di Cuernavaca, diocesi a cui apparteneva padre Cheché, Ramón Castro Castro, ha espresso il proprio dolore il un videomessaggi

o. Il pastore ha chiesto con forza alle autorità di indagare le ragioni del crimine.

La Conferenza episcopale messicana ha chiesto ai sacerdoti di «non perdere la speranza

, di continuare con ardore la loro missione ecclesiale nonostante le difficoltà sull’esempio di Gesù Buon Pastore».




© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI