venerdì 11 settembre 2020
Gli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite: nel Paese la pratica «per discendenza» perdura malgrado una norma storica l' abbia ufficialmente abolita nel 1905
Soprattutto i bambini delle aree rurali sono tra i più colpiti dalla pratica inumana della schiavitù

Soprattutto i bambini delle aree rurali sono tra i più colpiti dalla pratica inumana della schiavitù - Ansa

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«Niente può giustificare il persistere della pratica della schiavitù in Mali». Lo hanno sottolineato gli esperti dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite avendo analizzato la situazione nel Paese dove la schiavitù per discendenza, sottolineano, «perdura malgrado una legge l' abbia ufficialmente abolita nel 1905». In Mali, alle prese con una tremenda offensiva jihadista e con la giunta golpista che non ha ancora deciso di lasciare il potere ai civili, chi ha antenati che sono stati schiavi continua ad essere considerato schiavo e ad appartenere alle famiglie che possiedono schiavi da generazioni. Nel Paese le persone "schiave" lavorano senza stipendio, possono essere ereditate e sono private dei diritti umani fondamentali.
L'intervento degli esperti Onu arriva dopo che quattro persone schiave sono state picchiate a morte e una donna di 80 anni e altre due persone sono state ferite gravemente la scorsa settimana. «Condanniamo questi atti barbari e criminali che violano il diritto alla vita e all'integrità fisica e alla dignità umana e che restano troppo spesso impuniti» hanno denunciato gli esperti Onu che chiedono «un'inchiesta rapida, trasparente e imparziale sulla vicenda avvenuta il primo settembre a Djandjoumé perché sia fatta giustizia». Una delle vittime, un uomo di 69 anni considerato uno schiavo, aveva ottenuto una sentenza a suo favore contro l'imam del suo villaggio ma i membri della sua comunità si sono opposti alla decisione del giudice, hanno circondato la sua casa e l'hanno selvaggiamente picchiato.
L'anno scorso, un membro di un'organizzazione anti-schiavitù è stato espulso dal suo villaggio nella regione di Kayes per ordine del capo villaggio, e circa 50 persone che hanno sfidato il loro status di schiavi sono state costrette dai capi tradizionali locali a fuggire da un altro villaggio.
«Questi terribili incidenti dimostrano l'incapacità dello Stato maliano di attuare i suoi impegni internazionali per proteggere i diritti umani», hanno dichiarato gli esperti.«In alcuni casi, i leader tradizionali e le autorità statali sembrano chiaramente essere complici di chi continua a praticare la schiavitù», hanno aggiunto. Gli esperti hanno dunque rivolto un appello al Mali perché approvi urgentemente una legge che criminalizzi specificamente la schiavitù e si impegni a condurre una campagna nazionale per abolirla. «È anche essenziale che le istituzioni del Paese, il governo facciano fronte contro i leader religiosi che tollerano queste pratiche spaventose», hanno concluso.

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