venerdì 25 giugno 2021
Il sacerdote era stato rapito, con alcuni fedeli, mentre era in viaggio per partecipare al funerale di un sacerdote
Liberati i 4 laici che erano con don Léon. «Ma lui non si è visto»
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Sono stati liberati giovedì i quattro laici sequestrati con lui, ma non si hanno certezze sulla sorte di don Léon Dougnon, 50 anni, parroco di Nostra Signora di Lourdes di Ségué, sequestrato lunedì scorso, 21 giugno lungo la strada che conduce da Ségué a San, nella regione di Mopti, nel Mali centrale. L'Agenzia Fides ha annunciato ieri la liberazione degli ostaggi da parte del gruppo armato non identificato che li aveva rapiti e che li ha abbandonati su una strada nella regione di Bandiagara, fuggendo con la loro vettura. Ma oggi Fides precisa che all'appello manca ancora il sacerdote.

"I quattro parrocchiani sono tornati a Ségué, ma non abbiamo ancora visto don Léon" dice all'Agenzia Fides don Amoudou Kizito Togo, parroco di Mopti. "Io mi trovo a 120 chilometri da Ségué ma so che le quattro persone rilasciate sono state accompagnate da un altro sacerdote al loro villaggio di origine e appena arrivati sono andati in chiesa a ringraziare il Signore". "Don Léon sarebbe rimasto sul posto dove sono stati liberati i suoi accompagnatori" riferisce il parroco. "Sarebbe rimasto ad attendere un mezzo di soccorso" in quando la sua auto non sarebbe stata rubata dai banditi ma sarebbe ferma per un guasto meccanico. "E' quello che mi è stato riferito però la vicenda appare un po' strana", commenta.

Il gruppo era stato rapito mentre si recava al funerale di un religioso della parrocchia di Ségué, padre Oscar Tehra, sempre nella regione di Mopti. Gli altri rapiti sono il sindaco del villaggio e il suo vice. Nessun gruppo ha finora rivendicato la responsabilità del rapimento.

Lo stato maliano è in un processo di transizione dopo due colpi di stato in meno di un anno e non controlla vaste aree del Paese, in particolare nel nord e nel centro, dove l'amministrazione centrale è praticamente assente mentre gli attacchi di vari gruppi jihadisti sono in aumento.

Ex colonia francese abitata da 19 milioni di persone, il Mali è a maggioranza musulmana. I cattolici rappresentando solo il 4% della popolazione. Il movente dietro il rapimento di cattolici non è chiaro e i jihadisti raramente prendono di mira con sequestri fedeli e
religiosi.

Tra gli ostaggi religiosi in Mali c’è ancora suor Gloria Narváez, colombiana, rapita quattro anni fa nel nord del Paese e attualmente prigioniera del Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Gsim), una rete di vari organizzazioni qaediste raggruppatesi nel 2017. «Siamo molto tristi perché il governo aveva mandato in Mali tre mesi fa una delegazione per negoziarne il rilascio – ha spiegato Edgar Narvaez, il fratello della religiosa –. Mi hanno appena confermato che i funzionari stanno lasciando il Mali senza alcun risultato».

In seguito all’annuncio del “ridimensionamento” dell’operazione francese Barkhane nel Sahel, sembra che gli attacchi jihadisti siano aumentati in Mali. Lunedì un terrorista suicida si è fatto esplodere davanti a un blindato delle forze armate francesi causando "il ferimento di sei militari e quattro civili maliani", tra cui un bambino. L’attacco è avvenuto vicino alla località settentrionale di Gossi, sulla strada tra Mopti e Gao, un’area infestata da diverse fazioni jihadiste che spesso sono capaci di colpire anche il vicino Burkina Faso. "L’Unione Europea e i suoi Stati membri continueranno a sostenere la stabilizzazione dei Paesi del G5 Sahel – riferisce una bozza del dossier che circolava all’ultimo vertice dei leader Ue –. Il Consiglio Europeo riafferma il suo invito alle autorità di transizione del Mali a dare piena attuazione alla Carta di transizione". La Forza militare congiunta Takuba, con a capo la Francia, era stata infatti approvata a marzo nel 2020 per combattere il jihadismo nel Sahel.

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