lunedì 17 agosto 2015
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​Scene che riportano ad un passato di guerra nella ex Repubblica jugoslava di Macedonia, dove ogni giorno da settimane, tra immondizia e violenze, migliaia di migranti danno l'assalto a treni diretti che dovrebbero portarli verso l'Unione Europea, dove sperano di trovare asilo e una vita migliore. Le drammatiche immagini sono state scattate lungo i binari a Gevgelija, al confine con la Serbia. In alcune immagini, si vedono persone che tentano di salire dai finestrini, altre vengono schiacciate dalla calca davanti alle porte, altre ancora sono esauste e disperate per non essere riuscite a salire e per le quali si prevede un'altra notte in attesa all'addiaccio, lungo i binari. E tanti bambini, alcuni anche sorridenti, perché ignorano il dramma dei più adulti.

Tutto intorno alla banchina strapiena di gente, si vedono cumulidi immondizia.

Gli immigrati tentano di salire disperatamente a bordo a causa delle nuove leggi macedoni che danno a coloro che sono illegalmente nel Paese - da Grecia, Turchia e Bulgaria - la possibilità di restare per soli tre giorni nel Paese, dopo i quali verranno arrestati.

Il numero delle persone che entrano nell'Ue via terra attraverso i Balcani è in costante crescita. In questo scorcio di 2015 sono stati 54mila e potrebbero arrivare a 130mila alla fine dell'anno, rispetto ai 43mila dello scorso anno e dei duemila del 2012.

Non soltanto dalla zone di guerra come la Siria, ma anche dal sud-est più povero dell'Europa. La meta privilegiata resta la Germania, che nei giorni scorsi ha avviato una campagna televisiva nei Paesi dei Balcani spiegando alla popolazione che se partono per motivi economici, non avranno quasi nessuna possibilità di ricevere asilo politico.

La cancelliera Angela Merkel, in una visita in Serbia il mese scorso, aveva promesso che l'Ue avrebbe aiutato l'Ungheria ed i Paesi dei Balcani occidentali per far fronte al crescente afflusso di immigrati.

L'Ungheria, che è la principale porta dell'Ue da est, ha però risolto la questione da sola. Edificando un muro al confine serbo.

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