mercoledì 4 novembre 2020
L'arcivescovo di Vienna ha convocato i leader delle religioni in cattedrale: non chiudiamoci nella paura, non puntiamo il dito contro l’altro
Il cardinale Christoph Schönborn, 75 anni, arcivescovo di Vienna

Il cardinale Christoph Schönborn, 75 anni, arcivescovo di Vienna - Ansa

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«Abbiamo visto l’odio agire nella notte e questo ci ha sconvolto. La violenza cieca non può essere giustificata da niente…». La voce del cardinale Christoph Schönborn è ancora scossa dalla serie di attentati terroristici che la sera del 2 novembre hanno insanguinato i quartieri centrali di Vienna partendo dalla Seitenstettengasse, nei pressi della storica sinagoga della capitale austriaca. Il settantacinquenne cardinale Schönborn, teologo domenicano e arcivescovo di Vienna dal 1995, noto anche per alcuni suoi interventi sul presente e sul futuro dell’Europa unita, racconta come ha vissuto insonne queste ore drammatiche. E come ieri – anche se nelle misure ristrette imposte dal nuovo lockdown – ha subito voluto aprire le porte della cattedrale di Vienna per una preghiera comune con i rappresentanti di diverse confessioni religiose.

Eminenza, quale è stata la sua prima reazione appena appreso degli attentati? Sono stato sconvolto, mi sono alzato agitato e sono andato nella cappella del vescovado con dentro questa terribile notizia. Il terrorismo, l’odio ha lo scopo di dividere la società. Con il rumore intorno a me ho pregato e ho cercato la pace interiore. Perché chi porta la pace dentro di se può anche comunicarla e irradiarla.

Ma come si può affrontare questa difficile situazione? Noi in Austria non abbiamo più vissuto il terrorismo da quasi quarant’anni. L’ultimo grande atto terroristico è stato il sanguinoso attacco alla sinagoga di Vienna nel 1981. Viviamo in un Paese dove c’è il benessere, una certa prosperità e siamo abituati a vivere in un Paese sicuro. Abbiamo visto l’odio agire nella notte e questo ci ha sconvolto. La violenza cieca non può essere giustificata da niente. Ma la mia risposta alla sua domanda è che l’odio non può assolutamente essere una risposta. Perché l’odio alimenta solo odio. Nelle persone che hanno compiuto questi crimini c’è un odio indescrivibile che colpisce e uccide selvaggiamente persone innocenti. Mi è tornato in mente quanto disse una delle persone colpite dagli attentati terroristici di Parigi nel 2015 al Bataclan: 'Voi non otterrete il nostro odio'.

E qual è la prospettiva?

Chi si fa prendere dal panico rischia sempre di contagiare gli altri. Non dobbiamo cadere nel panico e nella paura degli altri. L’unica risposta all’odio cieco e alla violenza non può che essere più amore e più solidarietà. Anche se ora dobbiamo man- tenere le distanze a causa della pandemia, con il cuore non dobbiamo mantenere le distanze. Non dobbiamo puntare il dito contro l’altro, ma a guardare la nostra storia e contare sulla pazienza che gli sviluppi sono possibili, mantenendo ciò che ha caratterizzato gli austriaci negli ultimi decenni. Finché il calore nella nostra società è più forte del freddo dell’odio non dobbiamo scoraggiarci.

Lei ha disposto ieri una preghiera in cattedrale insieme a vari leader religiosi che è stata trasmessa in diretta tv. Come le religioni possono essere un aiuto in questi tempi difficili?

Nonostante le maggiori restrizioni del nuovo lockdown credo che sia molto importante sottolineare che le nostre chiese rimangano aperte perché siano un posto dove si possa respirare e dire una preghiera silenziosa. Quanto alle religioni bisogna ricordare che sono fonti di pace. La presenza in cattedrale dei rappresentanti delle comunità austriache islamiche, della comunità ebraica, delle diverse confessioni cristiane insieme al presidente della Repubblica e ai ministri del governo austriaco ha in questo momento un significato speciale. Èd è certamente un segno forte per la società che i diversi leader religiosi possano dare insieme testimonianza di unità e di solidarietà.

Diverse volte lei ha invitato a sostenere i valori che hanno fatto l’Austria e l’Europa. Quali sono rischi che ora vede nella società?

L’Austria non deve diventare una società che si chiude nella paura, ma deve continuare ad essere aperta e a vivere dei valori che l’hanno plasmata, gli stessi che hanno plasmato l’Europa fin dalla sua nascita. Il mio invito perciò è quello di continuare sulla via della solidarietà e di continuare a governarsi con questo spirito. La capacità di trovare una parola comune, un incoraggiamento comune, dare insieme una parola forte sulle sfide dell’Europa. Sono rimasto toccato dai tanti messaggi che mi hanno inviato per questa tragedia provenienti da tutto il mondo. Messaggi di solidarietà nei quali tanta gente mi ha scritto: 'Stiamo pregando per l’Austria, stiamo pregando per Vienna'. Come è bella questa esperienza di comunione! È di questa solidarietà del bene ciò di cui ora abbiamo bisogno. E dobbiamo proseguire su questa strada della solidarietà, della comunione e del rispetto perché queste sono le cose che rendono vive e stabili le società.

Ha collaborato Georg Schimmerl


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