venerdì 7 febbraio 2020
Enti caritativi, ospedali, parrocchie forniscono assistenza senza sosta in coordinamento con le autorità civili
La lotta contro il tempo dei cattolici in Cina per soccorrere i colpiti

Ansa

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«Vi è una forte carenza di alcuni medicinali (…). In molti stanno cercando disperatamente forniture all’estero». Il messaggio diffuso nei giorni scorsi da Jinde, organizzazione cattolica attiva in Cina è drammatico. Nata nel 1997 e riconosciuta ufficialmente nel 2006, Jinde (Amore che avanza), segnala con chiarezza «il bisogno urgente di trattamenti d’emergenza » che hanno lasciato molti operatori sanitari di prima linea esposti «a un ambiente altamente pericoloso», dentro e fuori la città di Wuhan, epicentro dell’epidemia di coronavirus.

Come riferito dall’agenzia “Fides”, l’organizzazione ha ricevuto donazioni per sei milioni di yuan (circa 800mila euro), da enti caritativi internazionali come Caritas internationalis o singoli Paesi, che hanno fatto sentire il proprio sostegno dopo le parole pronunciate da papa Francesco all’Angelus del 26 gennaio. Con il denaro raccolto, ricorda Fides, dal 3 al 5 febbraio, l’ente ha distribuito oltre 10mila tute protettive, 100 macchinari di ausilio per l’apparato respiratorio e 30 tonnellate di disinfettante. Come Jinde, l’intera comunità cattolica è in prima linea per soccorrere e curare le vittime dell’infezione.

Molte strutture che dipendono dalla Chiesa in Cina si sono attivate al massimo delle loro possibiltià per sostenere le popolazioni colpite, in coordinamento con le strutture e le autorità civili. Enti caritativi, diocesi, parrocchie, movimenti ecclesiali, sacerdoti, suore e singoli fedeli laici stanno mettendo tutto il loro impegno per rispondere alle esigenze della popolazione cinese, facendo sentire il sostegno della Chiesa universale.

«Siamo cattolici, il nostro cuore e il nostro messaggio di amore è universale. Dove c’è bisogno, siamo pronti a far sentire la nostra vicinanza e carità all’umanità sofferente, senza distinzioni di appartenenza religiosa, etnica, nazionalità. È impossibile raccontare in dettaglio l’immensa mobilitazione, perché ormai è un’azione che tocca tutte le comunità cattoliche nella Cina continentale, che stanno facendo la loro parte, sia con preghiere, novene, rosari, sia con impegni concreti», ha fatto sapere padre Wang Wei, parroco di Shao Lin Kou, nella diocesi di Tianjin. Davanti all’enormità della crisi, qualunque sforzo non è mai abbastanza. Una conferma arriva dalla suora che dirige l’ospedale cattolico della diocesi di Xian Xian, della provincia di Hebei. «Il materiale sanitario e i medicinali si stanno esaurendo e i nostri medici, infermieri – suore e laici – sono esposti al pericolo di contagio da coronavirus. Da responsabile dell’ospedale sono molto triste e preoccupata, ma sono una suora e sono altrettanto fiduciosa».

«Sappiamo che il Papa e la comunità cattolica in tutto il mondo stanno pregando per noi e sono con noi: questo ci dà molta forza», ha detto la religiosa. Anche la vita di fede in Cina si è adeguata all’emergenza: come appreso da “Fides”, data l’impossibilità di incontri assembleari o di raduni di fedeli, si è ricorsi all’ambiente virtuale, in particolare ai messaggi istantanei, per continuare ad alimentare lo spirito e la vita comunitaria.

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