mercoledì 14 dicembre 2016
I ribelli se ne vanno. L'Onu: rastrellamenti di donne e bambini. Da stamani l'esodo dei civili dopo mesi di assedio
Ad Aleppo è finita la battaglia. Non sono finite le atrocità
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Aleppo est è nelle mani dell’esercito siriano. Un canto di vittoria che impone ai ribelli una resa senza condizioni. Il generale siriano Zaid al-Saleh, a capo del comitato di sicurezza locale, per primo riferisce alla Bbc che i ribelli possono soltanto «arrendersi o morire». Foto di agenzia e video della tv di stato siriana mostrano capannelli di folla in festa ad Aleppo Ovest e improvvisati caroselli di auto.

Esultanza che, a dir poco, stride con il coro di condanna per le atrocità commesse dall’esercito siriano ad Aleppo Est. Le forze di Assad, rendono noto fonti dell’Onu a Ginevra, hanno ucciso almeno 82 civili in episodi che manifestano «totale mancanza di umanità». Questo mentre a sera giunge dai ribelli la notizia di un accordo per consentire a «combattenti e civili di lasciare Aleppo». Una «intesa sul campo» confermata pure dall’ambasciatore russo al Consiglio di sicurezza Onu.

La fine del lungo assedio rende evidente la tragedia umanitaria: nelle ultime 24 ore, sostiene il ministero della Difesa russo, sono stati evacuati 7.796 civili, tra cui 3.946 bambini, dalle zone ancora in mano ai miliziani. Sempre secondo Mosca, dall’inizio dell’offensiva delle truppe lealiste su Aleppo, sono stati evacuati circa 110mila civili. Ma l’allarme e la condanna per le atrocità commesse ad Aleppo Est è ora unanime. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, «preoccupato» per le notizie delle atrocità compiute ha sottolineato l’obbligo di «proteggere i civili e rispettare il diritto internazionale umanitario». La responsabilità, ha aggiunto Ban davanti al Consiglio di sicurezza convocato d’urgenza, è in particolare «del governo siriano e dei suoi alleati». Il segretario generale dell’Onu ha descritto una situazione «incredibile» di «caos» e di violenza nella città martire mentre le autorità siriane hanno «sistematicamente » bloccato gli sforzi dell’Onu di verifica sul posto. Ban ha parlato di «decine di civili uccisi, tra cui donne e bambini, rastrellati in quattro quartieri della città», ma anche di «sparizioni forzate» e video di «cadaveri in fiamme nelle strade». «I governi della Siria e della Russia devono rispondere di ogni e di tutte le atrocità che le milizie vittoriose ad Aleppo stanno commettendo», aveva scritto qualche ora prima su Twitter il consigliere per gli affari umanitari sulla Siria dell’Onu, Jan Egeland. Sempre ieri l’Unicef ha lanciato l’allarme per decine di bambini, forse oltre cento, intrappolati in un edificio ad Aleppo est sotto il fuoco delle forze lealiste siriane.

Uguale preoccupazione da parte del Comitato internazionale di Croce Rossa per i civili intrappolati dai combattimenti: «Questa potrebbe essere l’ultima possibilità di salvare vite umane». Pure i Caschi Bianchi hanno fatto appello per un passaggio sicuro fuori da Aleppo alle 100mila persone «intrappolate nelle aree assediate della città».

La notizia della tregua per evacuare i civili giunge poco prima dell’annuncio di Mosca in Consiglio di sicurezza: l’operazione «antiterrorismo » dei militari siriani «è finita» e le forze fedeli ad Assad hanno ora «il pieno controllo della zona orientale di Aleppo ». L’evacuazione dei civili, fanno sapere fonti del consiglio locale di Aleppo Est, dovrebbe partire dalle 4 di questa mattina. Una operazione che appare molto difficile. L’Onu ha chiesto la presenza di osservatori indipendenti per monitorare la sorte delle persone in fuga da Aleppo est o detenute. «Quanto sta accadendo ad Aleppo potrebbe ripetersi a Duma, Raqqa, Idlib. Non possiamo permetterlo», ha spiegato l’Alto commissario per i diritti umani Zeid Ràad al Hussein.

La battaglia d’Aleppo è finita, ma si combatte ancora in Siria. Intensi raid aerei russi si sono registrati ieri contro le postazioni del Daesh dentro e fuori Palmira, riconquistata nei giorni scorsi dai jihadisti. E due responsabili del Daesh coinvolti nella preparazione degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 sono stati uccisi a Raqqa, lo scorso 4 dicembre. La guerra civile continua.

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