lunedì 13 gennaio 2020
Per i due rivali libici incontri separati. Spunta una data per la Conferenza di Berlino: 19 gennaio. Il premier Conte vede Erdogan: «L'Italia in prima linea nella de-escalation in tutta la regione»
Il generale Haftar, a sinistra, e il presidente del governo libico al Sarraj

Il generale Haftar, a sinistra, e il presidente del governo libico al Sarraj - Ansa

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Tutto rimandato. A Mosca il premier di Tripoli Fayez al-Sarraj ha firmato la bozza di accordo sulla tregua in Libia, mentre Khalifa Haftar, uomo forte dell'est del Paese, ha chiesto tempo fino a martedì mattina.

Spiragli di speranza sul futuro della Libia, dunque, ma ancora nessuna certezza, tranne che sul fatto che sul Paese potrebbe pesare sempre più la Russia di Putin.

Il generale Khalifa Haftar, l'"uomo forte" della Cirenaica, e il presidente del governo di Tripoli di accordo nazionale, Fayez al Sarraj, si sono trovati oggi a Mosca per firmare un accordo. Dopo oltre nove mesi di micidiali combattimenti alle porte della capitale libica Tripoli, la firma di questo accordo - è l'obiettivo congiunto di Russia e Turchia - deve diventare un ulteriore passo per abbassare i toni del conflitto, scongiurandone un'ulteriore internazionalizzazione. Anche se l'Esercito nazionale libico (Lna) di Haftar rimane ancora ai sobborghi di Tripoli, la prima linea dell'offensiva lanciata lo scorso aprile e rilanciata a dicembre.

In un breve discorso in televisione, Sarraj ha invitato i libici a «voltare pagina» e «compiere uno sforzo per spostarsi verso la stabilità e la pace». A Mosca però Sarraj ha respinto con decisione la proposta di incontrare Haftar. «Abbiamo rifiutato di incontrare Haftar, i colloqui di Mosca sono tenuti con Turchia e Russia» ha detto il capo dell'Alto consiglio di Stato, Khaled al Mishri, che accompagna Sarraj. Haftar, che ha tentato lo scorso aprile senza successo di impadronirsi di Tripoli, è accompagnato dal suo alleato Aguila Salah, presidente del parlamento libico con base in Oriente.

Il capo del gruppo di contatto russo in Libia, Lev Dengov, ha dichiarato che Haftar e Sarraj possono determinare a Mosca «i termini del futuro accordo in Libia, compresa la possibilità di firmare un accordo di cessate il fuoco fuoco e i suoi dettagli». La trattativa è stata rimandata, dunque, a martedì.

Incontri separati con i funzionari russi e turchi

«Sarraj e Haftar - ha precisato Dengov - avranno incontri separati con i funzionari russi e gli emissari della delegazione turca che sta collaborando con la Russia su questo tema. Rappresentanti degli Emirati Arabi Uniti e dell'Egitto saranno probabilmente presenti come osservatori ai colloqui». A Mosca anche i ministri degli Esteri e della Difesa turchi, Mevlut Cavusoglu e Hulusi Akar. Nei giorni scorsi Ankara ha schierato propri soldati a difesa del governo di al-Sarraj, mentre la Russia, nonostante le sue smentite, è fortemente sospettata di sostenere le truppe rivali del maresciallo Haftar con armi e mercenari.

Il cessate il fuoco in Libia, richiesto da Russia e Turchia, è entrato in vigore alla mezzanotte di ieri, con il plauso di Unione Europea, Stati Uniti, Nazioni Unite e Lega Araba. Il cessate il fuoco sia «credibile, duraturo e verificabile» ha ribadito in un colloquio telefonico il presidente francese, Emmanuel Macron, al suo omologo russo, Vladimir Putin.

Conte in Turchia e in Egitto, Di Maio in Tunisia

Intanto il premier Giuseppe Conte lavora al dossier Libia: oggi è andato in Turchia, da Erdogan, e domani sarà da al Sisi, in Egitto. «Incontro costruttivo sulla Libia con il presidente Erdogan. Cessate il fuoco e processo politico per la pace e la stabilizzazione. L'Italia in prima linea nella de-escalation in tutta la regione» ha twittato. E spunta anche una data per la Conferenza di Berlino sulla Libia: 19 gennaio, sarà presente anche Erdogan. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è oggi a Tunisi, per vedere il presidente Kais Said.

Un Paese nel caos dal 2011

La Libia, ricca di petrolio, è nel caos dall'autunno del 2011 quando fu rovesciato il regime di Muammar Gheddafi con una rivolta popolare, sostenuta da un intervento militare guidato da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Il Paese è dilaniato fra due poteri rivali: da una parte il governo di unità (Gna) a guida Sarraj con sede a Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale, e dall'altra un potere a est incarnato dal generale Khalifa Haftar, che ad aprile ha lanciato un'offensiva per conquistare la capitale. Haftar è sostenuto da Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, tutti rivali regionali della Turchia e di un altro alleato del governo di Tripoli, il Qatar. La Russia ha contatti con entrambe le parti ma Tripoli accusa contractor russi di combattere a fianco di Haftar: rispondendo sabato a una domanda su questo, Putin ha risposto che, "se lì ci sono cittadini russi, non rappresentano gli interessi dello Stato russo e non ricevono soldi dallo Stato russo".

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