martedì 24 maggio 2022
La ministra Lamorgese: "La guerra aumenterà i flussi migratori: metà del consumo interno tunisino di grano arriva dall'Ucraina, si rischiano crisi alimentare e povertà"
Motovedetta della Guardia costiera libica

Motovedetta della Guardia costiera libica - Ansa

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Il Mediterraneo continua a essere il cimitero degli ultimi. Quattro migranti sono annegati e altri tre sono scomparsi dopo che una piccola imbarcazione si è ribaltata vicino alla spiaggia di Mellitah, sulla costa occidentale libica. Sulla pagina Facebook "Stato Maggiore delle Forze Navali libiche" si legge che la Guardia costiera libica è riuscita a mettere al riparo 13 persone, mentre in nove diverse operazioni lungo le coste libiche i guardacoste sarebbero riusciti ieri a salvarne 500.

"I migranti soccorsi sono stati portati al punto di sbarco di Mellitah e consegnati alle autorità competenti", si legge nel post che annuncia provvedimenti per rimandarli "nei loro Paesi". Dodici dei migranti soccorsi erano siriani e uno egiziano, ha precisato un ufficiale della Marina. Non si conoscono invece le nazionalità dei morti (tre uomini e una donna).

La ministra dell'Interno Luciana Lamorgese lancia intanto l'allarme: la guerra in Ucraina può determinare una crisi umanitaria senza precedenti. "Il 50% dei cereali consumati in Tunisia proviene dall'Ucraina - dice la ministra -. Sia in Egitto che in Tunisia c'è già il razionamento del pane, è un effetto indotto dalla guerra. È una problematica che Europa deve mettere al centro, perché la crisi alimentare determinerà povertà assolute ed influirà sui flussi migratori".

Lamorgese ha poi ricordato gli altri fattori che hanno effetto sulle partenze di migranti. "In Libia - ha spiegato - abbiamo due governi, prendere accordi con un Paese dove non c'è chiarezza sui vertici è complicato. Anche in Tunisia la situazione politica è bloccata. Poi arrivano via mare afghani e sudanesi. Lavoriamo a partenariati con l'Europa".

La Libia, come noto, non ha firmato la Convenzione di Ginevra: dunque chi entra nel Paese in maniera irregolare viene automaticamente arrestato. Malgrado la chiusura quest'anno della prigione di Al-Mabani, secondo l'Onu teatro di stupri, violenze e torture, gli spostamenti dei migranti continuano a non essere tracciabili: alcuni spariscono, l'habeas corpus non viene in alcun modo garantito e continuano a essere denunciate violenze sessuali e torture.

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