giovedì 31 gennaio 2013
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Egregio Presidente Asif Ali Zardari,è con grande dolore e apprensione che insieme alla mia organizzazione, la Cgil, seguo la sorte di Asia Bibi,giovane donna pachistana e giovane madre pachistana,condannata a morte per blasfemia. Sono convinta che un grande Paese come il Pakistan per la sua storia,la sua tradizione, per il suo futuro debba decidere di fermare la condanna a morte di una sua figlia. Sarebbe un atto molto importante e molto apprezzato in tutta la comunità internazionale. Le rivolgo con forza quest’appello perché penso  che la libertà e il rispetto tra le religioni siano entrambe condizioni necessarie per la democrazia:la storia ce lo conferma. Dove questa libertà non è stata rispettata ne è derivato un danno di proporzioni incalcolabili. Credo anche che la libertà religiosa sia un diritto umano e che come tale vada considerato dalla comunità internazionale. Per questo le sorti di Asia Bibi ci riguardano tutti e riguardano tutti i Paesi. Il mio appello non nasce però solo da queste convinzioni. Sono certa anche che se il suo Paese scegliesse di liberare Asia Bibi questo gesto aprirebbe un nuovo capitolo nella storia delle relazioni tra le nazioni senza smentire in nulla l’autorevolezza della sua ladership che al contrario ne sarebbe rafforzata sul piano mondiale.
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