sabato 2 febbraio 2013
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Signor direttore,
dobbiamo a lei e al giornale che dirige se Asia Bibi è entrata nelle nostre case, nei nostri cuori e nelle nostre preghiere. Asia ci appartiene. Asia è nostra. Asia è di tutti. La sua odissea ci costringe a volare alto. A sentirci cittadini del mondo. A stare accanto a chi lotta, soffre e sovente muore per diritti che sono inscritti nella sua stessa natura umana. Diritti che nessuno concede ma può soltanto riconoscere. Asia è cristiana. Essere cristiano, ebreo o musulmano non è una colpa. Ma chi cristiano non è, nulla ha da temere da coloro che amano l’Uomo della croce. Mai parole di odio uscirono dalla sua bocca. Mai disprezzò chi non avesse voluto seguirlo. Ai suoi comandò di servire non di essere serviti. La sua proposta può essere accolta o rifiutata. Liberamente. Gesù di Nazaret ci insegna che prima di ogni cosa viene l’uomo. La sua dignità. La sua libertà. E che va amato. Sempre. Chiunque sia. Da qualunque parte giunga. Di qualsiasi colore sia la sua pelle. Perciò continuiamo a chiedere al presidente Zardari che faccia di tutto perché Asia ritorni a essere una donna libera. Sarebbe per la nostra bella umanità una vittoria di cui andare fieri.
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