mercoledì 16 luglio 2008
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Il più famoso prigioniero di coscienza che loda il lavoro sociale e la cura umanitaria di sacerdoti e vescovi cattolici. Alla vigilia del suo 90° compleanno (venerdì 18 luglio 2008) trova nuova conferma la grande considerazione di Nelson Mandela per l'impegno della Chiesa.
 
Già in un discorso del 1993 il premio Nobel per la pace anti-apartheid ebbe a dire: «La Chiesa è importante nella vita di ogni giorno ma uno deve essere stato in una prigione sudafricana per apprezzare il ruolo cruciale da lei rivestito nel cercare di alleviare la sofferenza causata dai tribunali governativi».
 
Non solo: come riporta The Southern Cross, giornale cattolico sudafricano, Mandela lodò con parole significative «il ruolo molto importante giocato dalla Chiesa cattolica nel lottare per la giustizia». Da lui particolarmente apprezzata fu la figura di Giovanni Paolo II: «È molto conosciuto per essere stato in prima fila su questo punto». E nella lettera inedita che The Southern Cross ha pubblicato nei giorni scorsi (e che qui sotto riproduciamo integralmente) il paladino anti-apartheid rivendica che la Chiesa cattolica - al di là delle "lentezze" nel prendere integralmente parte alla lotta contro la segregazione razziale - ha avuto un «ruolo storico» e la sua presenza è risultata «formidabile» per costruire un mondo di pace.
 
Scritta nel 1984 dalla prigione di Pollsmoor, la missiva era indirizzata al neovescovo di Città del Capo monsignor Stephen Naidoo, di cui Mandela era diventato amico durante una visita del presule a Robben Island, sede del penitenziario dove il leader nero fu rinchiuso per decenni.
 
Mandela ricorda i diversi sacerdoti cattolici che gli fecero visita mentre era prigioniero: «Nella lettera egli loda l'impegno della Chiesa sul fronte sociale», scrive Günther Simmermacher, direttore di The Southern Cross. «Per esempio, furono le scuole cattoliche le prime, sul finire degli anni Settanta, a sfidare la segregazione razziale nelle aule. La lettera di Mandela afferma che molti cattolici fecero un grande lavoro nella lotta contro l'apartheid».
Lorenzo F​azzini
 

 
Caro Stephen,
la tua nomina ad Arcivescovo di Città del Capo mi ha fatto oltremodo piacere e spero sinceramente che accetterai le mie più calorose congratulazioni così come te le offro. Senza dubbio sei consapevole del fatto che nella mia presente situazione non mi sarà possibile esprimermi come avrei voluto. Mi è sufficiente osservare che questa nomina è un evento che, ne sono sicuro, sarà ben accolto non solo dai tuoi parenti e amici più stretti, ma anche dai credenti di differenti confessioni religiose e da tutti coloro che sono sufficientemente perspicaci per apprezzare il ruolo innovativo giocato sul piano storico dalla Chiesa in generale, e in modo particolare la sua formidabile presenza, oggi, nella lotta per un mondo migliore e fondato sulla pace. L'elevazione di personalità nere a posizioni di autorità nella Chiesa è uno sviluppo che possiede un significato molto più ampio di quello che la gente può cogliere. Da un lato rimuoverà un problema sensibile che ha più volte colpito le Chiese sudafricane, rendendo ogni gruppo religioso diviso in se stesso, e ha provocato reazioni forti, a volte anche violente, incompatibili con gli insegnamenti delle Scritture. È un passo che arriva con grande ritardo ma che è salutare; spero che andrà a restringere, e perfino a colmare, l'evidente distanza tra la dottrina e la pratica, l'idealismo e la realtà - una distanza che sfortunatamente ha intralciato gli altrimenti magnifici sforzi della chiesa. Sviluppi di questo tipo, a tempo debito, se non immediatamente, daranno alla chiesa una diffusione di massa ancora più ampia e solida che, di rimando, le assegnerà una credibilità e un'immagine migliore. Conosco il lavoro sociale e di assistenza cui è associato il tuo nome. La mia speranza che è questi progetti otterranno vantaggi dalla tua promozione, portando ulteriore speranza e felicità ai bisognosi. Non conosco quanto tu sia personalmente coinvolto nel compito dell'unità della Chiesa. Può darsi che nel tuo nuovo incarico il raggiungimento di questo obiettivo sarà una delle maggiori sfide che affronterai. Obiettivamente, vedere cristiani, indù, musulmani e aderenti ad altre religioni parlare con una sola voce non è un ideale che potrà compiersi durante il tempo della tua vita. Ma è un obiettivo di valore da perseguire e credo che in questa direzione si è già tentato un certo lavoro di scavo. Confido che la tua gioventù e la tua condizione di buona salute, la tua preparazione e il tuo impegno ti rendano pienamente capace per questo incarico e per il raggiungimento di questi compiti. Sarai il primo a riconoscere che la Chiesa (tutte le denominazioni cristiane) ha fatto diversi errori, alcuni dei quali molto seri, con conseguenze che avranno bisogno di generazioni per essere corrette. È avvenuto come in tutte le istituzioni la cui storia passata consisteva principalmente in un lavoro da pioniere, dove non c'erano esperienze pregresse né modelli di riferimento: alcuni, se non tutti, degli errori erano probabilmente inevitabili. È inutile per me parlarne adesso. È sufficiente dire che questi sbagli sono stati completamente rimpiccioliti dagli enormi successi conseguiti e questo è l'aspetto sui quali si concentreranno chi è ottimista e coloro che devono costruire il futuro. Una volta ti dissi a Robben Island che avevo insistito con padre [Brenan] Long per far venire qui il cardinale [Owen] McCann in modo che potessi avere il piacere di incontrarlo e ascoltare i suoi discorsi. Sono molto dispiaciuto di lasciare l'isola senza averlo visto. Quando i mass media hanno dato l'annuncio del tuo arrivo a Mother City, ho insistito per venirci e alla fine sono stato molto contento che tu sia venuto. Spero che il cardinale possa godere il ritiro a vita privata che si è ben guadagnato e che la sua salute sia ragionevolmente buona. Penso spesso all'arcivescovo [Denis] Hurley [di Durban], in particolare in questi giorni. Mi piacerebbe che lui lo sapesse. Porta i miei saluti più vivi a padre Long: sono ansioso di sapere qualcosa della sua salute. Non vedo l'ora di vedere padre [Arthur] Curry nella sua prossima visita a Pollsmoor. In conclusione, penso che ti interesserà sapere che ho avuto la possibilità di leggere i libri che mi hai dato sulla storia della Chiesa cattolica di Roma, libri che ho trovato molto ben informati e stimolanti. Ma visto che ho superato il limite concessomi per questa lettera, non farò altri commenti se non dirti, una volta ancora, maherbani!
Pollsmoor Maximum Prison, novembre 1984
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