venerdì 25 ottobre 2013
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Enrico Letta si era preparato a fare la voce grossa sul dossier immigrazione. Il Consiglio europeo che vede però l’agenda stravolta dal tornado diplomatico innescato dal Datagate, le intercettazioni fatte dai servizi Usa ai danni di ben 35 leader mondiali (incluso Palazzo Chigi), precipita il presidente del Consiglio in una nuova dimensione. C’è la democrazia ferita dall’alleato d’oltre Oceano a irrompere come argomento-clou sul tavolo di Bruxelles. E la giornata viene aperta dalle rivelazioni, inquietanti, del settimanale l’Espresso che gettano ombre su una presunta attività spionistica anche di Londra su Roma (per di più con la possibile implicazione dei nostri servizi segreti). Sono novità sgradite al nostro premier, giunto nella capitale belga per il suo secondo Consiglio europeo. Letta si adatta subito al nuovo clima: «È inaccettabile che ci sia un’attività di spionaggio di questo tipo, non possiamo tollerare zone d’ombra, vogliamo la verità, vanno fatte tutte le verifiche», scandisce davanti ai microfoni spianati che l’attendono al palazzo tutto marmi di Justus Lipsius. Sono parole forse scontate, definite comunque nell’unico faccia a faccia avuto prima dell’inizio del vertice, quello con il presidente francese Francois Hollande. I due si sono visti, per un incontro non troppo lungo, a margine del pre-vertice dei leader del Pse: era un bilaterale ufficiale, fissato già da tempo, prima che "esplodessero" gli ascolti abusivi dell’agenzia americana Nsa; e voluto per rimarcare una linea comune sul tema dell’immigrazione, poi le novità lo hanno fatto virare sul Datagate. La sintonia si conferma su quest’altro fronte, tanto che i due decidono di salire sulla stessa auto per proseguire la chiacchierata e si presentano insieme nel palazzo che ospita i lavori del Consiglio.Il fastidio è condiviso. E quello di Letta è acuito dall’essere stato lui l’ultimo primo ministro di uno stato europeo ad avere avuto, appena 24 ore prima, un confronto diretto con il capo della diplomazia a stelle e strisce, John Kerry. Massima cooperazione, aveva promesso il segretario di Stato nell’incontro a palazzo Chigi, per spazzare via le ombre che già stavano "infestando" tutte le diplomazie europee. Ma ieri mattina quanto anticipato dal settimanale ha alimentato le preoccupazioni. Era solo l’avvisaglia di un’altra giornata resa difficile per il premier anche dalle notizie provenienti da Roma: si segnalano nuove fibrillazioni per le prese di posizione del Pdl (sul decreto Pa e contro Rosy Bindi). «Le larghe intese funzionano a Palazzo Chigi, ma in Parlamento le cose sono diverse», commenta il capo del governo. Le tensioni sono appena mitigate dal parallelo incontro del Ppe, tenuto nel vicino castello di Meise, dal quale Pier Ferdinando Casini (presente anche il vicepremier Alfano) riferisce di «un grande consenso» sul governo Letta.L’Espresso ha pubblicato le affermazioni di Gleen Greenwald, il giornalista americano che custodisce i file della "talpa" Edward Snowden (fatte prima che la vicenda si allargasse al cellulare di Angela Merkel e di altri leader). Secondo Greenwald, le comunicazioni – telefonate e mail – in Italia non sarebbero state nel mirino soltanto del sistema Prism creato dagli 007 statunitensi. Emergerebbe che gli Usa consentivano pure all’intelligence britannica, con un programma parallelo chiamato Tempora, di mettere sotto controllo i cavi di fibre ottiche nel nostro paese. Le informazioni rilevanti erano raccolte dal britannico Gchq (Government communications head quarter) e venivano poi scambiate con l’Nsa americana. Ma dai file di Snowden risulta che la scrematura di questi dati seguiva criteri "ballerini": non riguardanti solo la lotta al terrorismo, ma anche telefonate e mail utili a individuare «le intenzioni politiche dei governi stranieri». Non è dato sapere, però, se nella cena serale il tema sia stato affrontato direttamente pure col primo ministro David Cameron. Non è tutto: l’articolo attribuisce «un ruolo» anche ai nostri servizi. Ogni riga dell’articolo suona sconcertante per Letta, che decide: occorre alzare la voce, per dar man forte all’indignazione europea senza però compromettere altri tavoli negoziali (vedi il libero scambio Ue-Usa). All’ordine del giorno del summit c’è fra l’altro – e suona come una beffa – l’economia digitale dell’Unione: «Dovremo ora affrontare con attenzione – fa notare Letta avviandosi alla cena fra i leader – anche il tema della maggiore protezione dei dati personali. Non può più restare in secondo piano».
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