mercoledì 15 gennaio 2020
Il primo capitolo dell’accordo per fermare la guerra dei dazi. La Camera approva il testo con le tre accuse che danno il via in Senato al processo per l’impeachment
La firma del vice premier cinese Liu He e di Trump alla Casa Bianca

La firma del vice premier cinese Liu He e di Trump alla Casa Bianca - Ansa

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Un corteo solenne che porta gli articoli di impeachment del presidente degli Stati Uniti al Senato Usa. Una cerimonia pomposa per la firma della prima fase di un accordo commerciale con la Cina alla Casa Bianca. Due coreografie, a quattro chilometri di distanza, hanno occupato ieri gli schermi televisivi americani. Da una parte la speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi, ha annunciato i nomi dei sette membri del Congresso che rappresenteranno l’accusa nel corso del processo contro Donald Trump, che comincerà oggi con la presentazione dei capi d’imputazione, approdati ieri al Senato. Dall’altro il capo della Casa Bianca ha parlato per oltre mezz’ora per sottolineare i benefici di un primo passo verso un’intesa che metterebbe fine a mesi di guerra dei dazi fra le due principali potenze economiche al mondo.

Trump, nel promettere agli americani (che fra meno di dieci mesi dovranno scegliere se confermarlo o meno nell’incarico) che il patto porterà agli Usa «200 miliardi di dollari», non si è trattenuto dal ribadire che il procedimento giudiziario contro di lui è «una farsa». La speaker, da parte sua, ha sottolineato che «l’impeachment durerà per sempre, non è qualcosa che si può cancellare» e che «sono i cittadini americani che dovrebbero scegliere il loro presidente, non Vladimir Putin», un riferimento alle interferenze del capo del Cremlino nel voto del 2016.

È solo la terza volta nella storia americana che un capo di Stato viene accusato di aver tradito il suo giuramento di fedeltà alla Costituzione, e Pelosi ha ripetuto che è proprio la Magna Carta statunitense ad essere in pericolo. La leader democratica ha atteso più un mese prima di decidere di inviare gli articoli di impechment al Senato, per poter negoziare le modalità della discussione del caso e, soprattutto, avvicinarsi il più possibile alle elezioni, affinché lo spettacolo mediatico di un processo dall’esito scontato indebolisca il repubblicano sul piano politico. È infatti pressoché certo che il Senato, a maggioranza repubblicano, assolva Trump.

Ieri intanto si è appreso anche che il presidente della commissione Intelligence della Camera Adam Schiff, che ha condotto le indagini su Trump, sarà a capo dei sette procuratori che rappresenteranno l’accusa. E che i senatori non potranno portare in aula gli smartphone né parlare ai colleghi durante la discussione del caso. Non sarà, inoltre, permesso ai membri di stazionare fuori dall’aula, una decisione che ha suscitato le critiche dei giornalisti.

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