sabato 5 novembre 2016
Clinton «bugiarda» e «losca», Trump «rozzo» e «donnaiolo»: ecco tutti i colpi bassi della lotta per il potere. Eppure in campo ci sono temi decisivi: eutanasia, scuola, vita...
Usa2016, la tristezza di una campagna condotta solo sulla dimensione privata
COMMENTA E CONDIVIDI

Scarsamente affidabile, «unfit» (come amano dire gli americani), losca, «nasty», bugiarda, troppo amica di Wall Street e del potere opaco che manovra la Casa Bianca e soprattutto per nulla affabile, anzi, artefatta come una statua di cera di Madame Tussauds. Questa è lei, Hillary Diane Rodham Clinton, sotto accusa per quasi tutto, dai completi color panna all’uso del cognome del marito, fino – non stiamo neanche a dirlo – per quello tsunami di decine di migliaia di email cancellate con il bianchetto digitale che chissà cosa contenevano.

Caricaturale, rozzo, demagogo, populista, totalmente incompetente, «womanizer» al più basso grado di volgarità, virulento mattatore televisivo nel reality “The Apprentice” e soprattutto un autentico pericolo pubblico mondiale qualora avesse in mano i codici nucleari e il bastone di Commander in Chief. Questo è Donald John Trump, per i sostenitori “The Donald”, palazzinaro multimiliardario del Queens, inviso ai democratici, ai liberal, ai neri, ai latinos, a tutte le minoranze etniche, inviso perfino all’élite del Grand Old Party che inutilmente ha cercato di farlo fuori prima che fosse troppo tardi.

Insieme, Hillary Rodham in Clinton e Donald Trump formano una delle più strampalate compagnie di giro della politica americana, tanto da far fatica a trovare qualche precedente significativo nella pur sanguinosa lotta per il potere. Il risultato finale, quale che sia il vincitore, è stato quello di ridurre i temi della campagna alla sola dimensione privata: Trump molestatore di donne, Hillary moglie inadempiente che costringe il marito all’adulterio, il magnate dell’edilizia che vorrebbe alzare un muro anti-immigrati al confine con il Messico che utilizza volentieri manodopera messicana a basso costo, la senatrice bugiarda patologica che nasconde i propri intrallazzi con i sauditi e il Qatar.

E dire che la principale preoccupazione (e per alcuni – i più avveduti e meno influenzati dalla rissa mediatica fra i due contendenti – sarà proprio quella ad orientare il voto) potrebbe essere quella relativa al futuro orientamento della Corte Suprema: con la morte di Antonin Scalia (conservator- hamiltoniano nominato da Ronald Reagan e difensore sommo della Costituzione «senza interpretazioni», avverso al diritto di aborto ma favorevole alla pena capitale), il posto – al momento occupato dal centrista Merrick Garland, che scade tuttavia il 5 gennaio – potrebbe andare a un giudice liberal (come vorrebbe la Clinton) o a uno più conservatore (come propone Trump) o addirittura a un giudice “very liberal”, nel caso oltre alla vittoria di Hillary i democratici conquistassero anche il Senato (che fino ad oggi gode di una maggioranza repubblicana con 54 seggi). Sulla bilancia ci sono alcuni fra i più controversi assetti futuri della società americana, dai bagni transgender nelle scuole all’eutanasia.

Peccato che il confronto fra i due assomigliasse più che altro a un incontro di wrestling che a un vero dibattito. La storia americana ricorda con orgoglio i sette dibattiti fra il semisconosciuto Abraham Lincoln e il senatore uscente dell’Illinois Stephen Douglas, repubblicano il primo, democratico il secondo. «Una casa divisa non può reggersi su se stessa – disse Lincoln –. Credo che questo governo non possa perdurare essendo mezzo schiavista e mezzo libero. Non mi aspetto che l’Unione venga dissolta. Non mi aspetto che la casa crolli, ma mi aspetto che smetta di essere divisa». Nel confronto, scintillavano eleganza e dirittura morale pur nell’asprezza del dibattito e in certa spregiudicatezza nella schermaglia politica. Douglas, detto “The Little Giant”, prevalse per astuzia ed eloquenza. Lincoln non venne eletto. Due anni dopo sarebbe diventato presidente. I sette dibattiti fanno testo ancor oggi. Un sogno, a confronto del presente.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: