sabato 25 giugno 2022
Tante le levate di scudi, con significative eccezioni. Il segretario Pd Letta accusa di «furore ideologico» i giudici mentre la forzista Tarzia plaude alla loro «giusta decisione»
Manifestazioni contro la sentenza della Corte Suprema che ha abrogato la Roe vs Wade

Manifestazioni contro la sentenza della Corte Suprema che ha abrogato la Roe vs Wade - Ansa

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La sentenza della Corte suprema americana fa discutere anche in Italia. Tante le levate di scudi, con significative eccezioni. «Cancella mezzo secolo di battaglie per i diritti delle donne, non dobbiamo mai considerare un progresso come acquisito per sempre, ma continuare a batterci ogni giorno perché non si torni mai più indietro», si schiera il ministro della Salute Roberto Speranza.

Duro anche il Pd. Enrico Letta vede un «furore ideologico » della Corte Suprema che «dice no alle donne e dice sì alle armi. Un ritorno indietro che genera sconcerto, alimenterà sofferenze e farà divampare conflitti. Da noi nessun ritorno al Novecento », avverte il segretario dem. Prudente Matteo Salvini «Credo nel valore della vita, dall’inizio alla fine, ma a proposito di gravidanza l’ultima parola spetta sempre alla donna», dice il leader della Lega.

Dentro Forza Italia prende posizione la responsabile del Dipartimento Bioetica e Diritti umani, Olimpia Tarzia, al quale difende la sentenza che «con una maggioranza netta, 6 giudici contro 3, ha cancellato la sentenza Roe vs Wade del 1972, che garantiva l’aborto praticabile fino a sette mesi di gravidanza».

Decisione «in linea con l’evolversi della società e delle problematiche connesse e degli sviluppi della conoscenza scientifica rispetto alla vita prenatale. Confido anche il nostro Paese si dimostri maturo nell’affrontare l’argomento». In direzione opposta, i Radicali Italiani, vedono «rischi di un’inversione di tendenza anche nel nostro Paese». Se la senatrice di +Europa Emma Bonino, parla di «sentenza politica», la radicale e promotrice della campagna «Libera di Abortire» Giulia Crivellini, va all’attacco sulle «percentuali altissime» di obiettori. E anche la presidente di Telefono Rosa Gabriella Carnieri, si dice «certa che partirà una propaganda antiabortista anche qui».

Nel governo molti ministri, non solo Speranza, si schierano contro la sentenza americana. La ministra per la Famiglia Elena Bonetti, paventa una «ripartenza degli aborti clandestini e dei viaggi disperati e pericolosi per le donne». Di «drastico passo indietro che trascina il presente nei tempi bui» parla il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, del Pd. Una «sentenza invereconda», per il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, del M5s. «Per fortuna in Italia la 194 è solida e nessuna forza politica la mette in discussione», concorda anche la ministra forzista per il Sud, Mara Carfagna.

Un «clamoroso e preoccupante passo indietro di 50 anni, architettato dai giudici nominati dall’ex presidente Trump», dice Laura Boldrini, presidente del Comitato della Camera sui diritti umani nel mondo. Una «regressione della democrazia», per Carlo Calenda, leader di Azione. «Un incubo che nessuno avrebbe mai immaginato», si unisce al coro la vice- ministra dell’Economia Laura Castelli, appena transitata con Luigi Di Maio. «È una giornata importante per il diritto e per il diritto alla vita», esulta invece Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia. «L’aborto non è un diritto, anche per la legge 194, che non cita mai l’aborto come diritto», interviene Simone Pillon. «Ora portiamo anche in Europa e in Italia la brezza leggera del diritto alla vita», auspica il senatore leghista. Ma per il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni più che una brezza si tratta di un «vento mefitico». «La Costituzione non fa riferimento all’aborto, e nessun diritto del genere è protetto da previsioni costituzionali», annota anche Massimo Gandolfini, del Comitato difendiamo i nostri figli.

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