sabato 22 giugno 2019
Secondo la viceministra degli Esteri, Emanuele Del Re, il nostro Paese possiede le qualità necessarie per sostenere la nazione più importante del Corno d'Africa, con una partnership paritaria
La viceministra degli Esteri, Emanuela Del Re

La viceministra degli Esteri, Emanuela Del Re

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«Per l’Italia, l’Etiopia è il Paese africano di maggiore interesse grazie alla sua stabilità economica e all’elevata crescita e al recente percorso di riforme. Grazie ai legami storici e culturali, abbiamo riallacciato un rapporto di fiducia e amicizia per creare un ambiente amichevole per le imprese e gli investimenti stranieri, che poi portano sviluppo e buone relazioni». Emanuela Del Re, viceministra degli Affari esteri con delega all’Africa e alla cooperazione, ha lucidamente puntato sulla pace tra Etiopia ed Eritrea di un anno fa per provare a rilanciare attraverso l’economia il ruolo politico e culturale del nostro Paese nel Corno d’Africa. Arriviamo con un ritardo di anni, soprattutto in Etiopia, dove i cinesi hanno investito in infrastrutture, agricoltura e commercio, puntando sulla disponibilità finanziaria, il basso costo della manodopera e dei materiali.
A che punto siamo dopo questo primo forum bilaterale tra Italia ed Etiopia?
A buon punto. Il Forum e l’incontro che ho avuto con il premier Abiy Ahmed testimoniano la comune volontà dell’Etiopia e dell’Italia di rafforzare le loro relazioni e assicurare un seguito adeguato ai molteplici incontri tra i nostri primi ministri per accompagnare lo sviluppo dell’Etiopia anche attraverso gli investimenti del settore privato. Da parte delle imprese italiane ho riscontrato la voglia di esplorare le enormi opportunità di questo Paese.
Come abbattere la concorrenza cinese?
Con la qualità italiana, una marcia in più riconosciuta globalmente e il nostro modello fatto di cooperative, piccole e medie imprese e innovazione. Creiamo buoni posti di lavoro e i nostri prodotti sono esportabili. La nostra partnership è paritaria.
Ad Asmara e Addis Abeba ci sono due scuole italiane gestite anche dal Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca). Che futuro hanno?
Sono due gioielli, perché dimostrano la fiducia di queste popolazioni nell’Italia: ci affidano l’educazione dei loro figli con il nostro modello. Ho promosso un concorso premiando due allievi per classe sul tema «la pace ed io». Ora con gli insegnanti in loco, il sottosegretario all’istruzione Salvatore Giuliano e il governo eritreo stiamo riflettendo sull’ampliamento della scuola italiana in Eritrea dopo gli anni della chiusura del Paese.
Nelle galere libiche sono bloccati migliaia di migranti eritrei, etiopi e somali. Il premier Conte si è detto interessato alla proposta dei valdesi e Sant’Egidio di aprire corridoi umanitari europei per salvarli. E lei?
Sono grata al primo ministro per la sensibilità dimostrata. Ne sto parlando da tempo con i promotori. Sono favorevole: la sicurezza non è solo per chi arriva, ma anche per chi riceve: così i migranti arrivano con un progetto. È un’eccellenza italiana, in cui siamo pionieri. Va esportata, può diventare un modello europeo.

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