giovedì 21 gennaio 2021
Il missionario del Pime, da oltre 40 anni in Asia, ha appena terminato la sua protesta: «Sotto la cenere ci sono le braci ardenti. La via del dialogo e della tolleranza è l'unica percorribile»
Padre Franco Mella, 72 anni, missionario del Pime, in sciopero della fame contro la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong

Padre Franco Mella, 72 anni, missionario del Pime, in sciopero della fame contro la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong - .

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«Sbaglia chi ritiene che la gente di Hong Kong si sia rassegnata alla pax cinese, sotto la cenere ci sono ancora le braci ardenti e basta poco per riattizzare le fiamme. Nel frattempo, ci sono vari problemi, specifici, che vanno affrontati e risolti, nei limiti del possibile». Padre Franco Mella, 72 anni, missionario del Pime e da oltre 40 anni in Asia, di cui 20 in Cina, ha appena terminato il suo ennesimo sciopero della fame: 12 giorni. Ma non la sua protesta. Da ieri è tornato davanti al Legco, il Parlamento locale, per il “tradizionale” sit-in. Una protesta che va avanti da molti anni, una ventina, e che non è – almeno direttamente – legata alle recenti questioni sulla nuova legge sulla sicurezza nazionale e l’ondata di arresti.

«Ci sono decine di migliaia di persone – non oltre un milione, come raccontano le autorità per terrorizzare i cittadini – nate in Cina e che avrebbero il desiderio ed il diritto di tornare a Hong Kong, dove vivono i loro genitori. Per una serie di motivi questo rientro non è mai stato autorizzato e anche di recente la signora Carrie Lam, quando è andata a Pechino, si è “dimenticata” di affrontare la questione. Che per molte famiglie è drammatica. Poi, certo, uno approfitta per ricordare che ci sono altri problemi».

Lei ne ha approfittato per accamparsi anche davanti alla prigione dove sono detenuti i leader delle recenti proteste, da Jimmy Lai a Joshua Wong. Come stanno? Li ha potuti incontrare?
No, non li ho incontrati. Ma stanno bene, le condizioni di detenzioni sono decenti. Ho parlato con le famiglie, i parenti, i loro sostenitori: stiamo tutti lavorando affinché possano essere scarcerati prima dell’inizio del Capodanno cinese, a febbraio.

Ma le autorità come sono nei suoi confronti? Con queste sue iniziative anche lei rischia l’arresto. Non ha paura?
Per ora no, debbo dire che non mi sento in pericolo. Dopo tutto mi limito a pregare, sia pure in modo un po’ diverso.

Ma bastano le preghiere, padre?
No, certo che no. Bisogna anche mettersi in gioco, fare delle azioni concrete, ma non necessariamente di massa, come quelle fatte nei mesi scorsi, che oggi, aldilà della nuova legge, sono anche vietate per le disposizioni sanitarie. Ognuno deve fare quello che può, ne suo piccolo: solo in questo modo manterremo viva la speranza e convinceremo le autorità che la via del dialogo e della tolleranza è l’unica percorribile.

DA SAPERE

La legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong è stata approvata lo scorso 30 giugno. La nuova legge di fatto riduce l’autonomia che il territorio aveva mantenuto da Pechino. La misura mira a colpire tutte le azioni considerate oltraggiose nei confronti del governo interno e di Pechino. I reati di sovversione, secessione, terrorismo e collusione con forze straniere sono punibili con pene fino all’ergastolo.

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