venerdì 21 febbraio 2020
Mancano 155 giorni all'apertura delle Olimpiadi. E cresce il timore di una cancellazione o di un rinvio dell'appuntamento sportivo
La nave da crociera Diamond Princess ferma nel porto di Yokohama, in Giappone

La nave da crociera Diamond Princess ferma nel porto di Yokohama, in Giappone - Ansa

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Centocinquantacinque giorni per battere la paura. Centocinquantacinque per battere il coronavirus. Centocinquantacinque per battere eventuali concorrenti. Perché le Olimpiadi ti Tokyo – la fiaccola si accenderà il 24 luglio – non devono fronteggiare soltanto l’epidemia ma anche l’incubo che i Giochi vengano, all’ultimo momento, scippati al Paese ospitante, un sempre più “spaurito” Giappone.
Il governatore di Tokyo, Yuriko Koike, ha respinto, con toni alquanto piccati, la proposta di trasferire l’intera baracca a Londra. Ad avanzare l'idea è stato il candidato conservatore alla poltrona di sindaco della City, Shaun Bailey, ma l'offerta è stata immediatamente rispedita al mittente. Con un certo sdegno. "Non è appropriato cercare di rendere la questione un tema elettorale", ha attaccato Koike.

Il dossier "Giochi" è aperto. Da una parte ci sono le autorità giapponesi che minimizzano la minaccia. Dall’altra un Paese spaventato, per molti impreparato ad affrontare l’emergenza e soprattutto – come scrive Asia Times – lo spauracchio di un’epidemia il cui andamento, al momento, nessuno è in grado di prevedere. Yoshiro Mori, ex primo ministro alla guida del comitato organizzatore delle Olimpiadi, lo ripete come un mantra: “Voglio ribadire chiaramente che la cancellazione o il rinvio dei Giochi non è stato considerato”. Per Tokyo non esiste, al momento, alcun “piano B”. Il Paese rimane aggrappato all’evento che, dopo decenni, lo catapulterà al centro della scena mediatica mondiale. I segnali inquietanti, però, non mancano. La maratona di Tokyo del primo marzo è già stata annullata. Il Giappone è il terzo Paese in Asia per numero di contagi, dopo Cina e Corea del Sud. Due anziani coniugi giapponesi, contagiati a bordo della Diamond Princess, sono morti. In un editoriale del 15 febbraio, il quotidiano Asahi Shimbun ha avvertito che è “il momento di affrontare la reale possibilità di un'epidemia di coronavirus a casa”. Si tratta di garantire la sicurezza di 11.000 atleti provenienti da 200 nazioni. I costi della manifestazione sportiva potrebbero lievitare. Di più, impazzire. La spesa iniziale oscillava attorno ai 7 miliardi di dollari. Ora si stima che potrebbe arrivare a 26 miliardi.
Rischia, così, di svanire l’effetto di rilancio che il premier Shinzo Abe aveva previsto per il turismo (e l’economia) giapponese. Le condizioni di partenza non sono certo rassicuranti. Il Pil nipponico si è fortemente contratto (meno 1,6%) nel quarto trimestre del 2019. Secondo gli analisti, la terza economia al mondo potrebbe scivolare in recessione, complicando l'agenda di rilancio del Paese. Per il Fondo monetario internazionale l’epidemia minaccia la "fragile ripresa" globale. Con la Cina che si ferma – e che non viaggia più – Tokyo rischia di vedere “prosciugarsi” i flussi turistici. Un dato su tutti: Pechino rappresenta da sola il 40% dell’entrate del Sol Levante.

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