martedì 29 novembre 2022
Missili sulle infrastrutture energetiche, il sindaco non esclude un’evacuazione parziale. Arrestati dai filorussi nel Donbass per "attività sovversive" due sacerdoti della Chiesa greco-cattolica
Sul balcone a Kherson, dopo i raid russi

Sul balcone a Kherson, dopo i raid russi - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

Neanche il tempo di rimettere parzialmente in sesto una parte delle infrastrutture energetiche, che i bombardamenti russi hanno rimesso in crisi il sistema energetico civile ucraino. Il raid di ieri mattina era atteso da giorni. Allo scopo di distruggere anche quanto è stato parzialmente riparato. E nel giorno in cui il Cremlino a parole si dice disponibile alla mediazione offerta dalla Santa Sede, le forze filorusse nel Donbass hanno arrestato due sacerdoti della Chiesa greco-cattolica ucraina di Berdyansk, ad ovest di Mariupol.

Si tratta dei padri redentoristi Ivan Levystky e Bohdan Geleta, parroco e vicario della chiesa della Natività della Beata Vergine Maria della città sul Mar Nero. I due, che si trovano ora in stato di detenzione - riferisce il servizio di informazione della Santa Sede Vatican News - sono stati accusati di attività sovversive contro i rappresentanti delle truppe russe. Accuse smentite dall’esarcato di Donetsk della Chiesa greco-cattolica ucraina, che chiede il «più rapido rilascio» e parla di «completa negazione dei principi fondamentali dei diritti umani» per i due sacerdoti, che «in modo assolutamente legale» svolgevano il loro ministero da più di tre anni. I miliziani che hanno arrestato i sacerdoti hanno proceduto prima alla cattura e poi alla perquisizione della loro casa religiosa e della chiesa, così «hanno inventato la storia dei libri e le armi nascoste sotto terra», spiega monsignor Maksim Ryabukha, nominato vescovo ausiliare dell’esarcato arcivescovile di Donetsk, secondo cui «sono storie inventate per giustificare il terrore verso i religiosi e la popolazione, perché la notizia ricade ovviamente anche su tutti i fedeli cattolici del Donbass». I due sacerdoti arrestati sono rimasti nell’area occupata dai russi anche durante gli scontri. «In questa guerra terribile - dice il vescovo - hanno accompagnato sempre le persone, hanno mantenuto la cura paterna e materna della Chiesa per tutti i fedeli che purtroppo rimangono in questa situazione drammatica dell’occupazione dei militari russi sul territorio ucraino». La presenza della Chiesa in questi mesi ha permesso di assistere milioni di persone che da ieri sono sprofondate di nuovo nel buio e senza acqua corrente.

Ieri il sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko, ha ammesso di non potere escludere un’evacuazione parziale della capitale. Non va meglio nel resto del Paese. A Mykolaiv, città martire nel sud dell’Ucraina, l’acqua potabile è sparita dai rubinetti poco dopo essere stata ripristinata, dopo che la rete idrica di Kherson dalla quale dipende gran parte del sistema idrico del Sud è stata devastata dai nuovi attacchi che lasceranno la città coi rubinetti asciutti «per un periodo indefinito», ha spiegato il sindaco Oleksandr Sienkievych. «Stavamo tutti aspettando la liberazione di Kherson e di altri territori temporaneamente occupati. E successivamente il sistema di approvvigionamento idrico è stato riparato in una settimana», ha aggiunto il primo cittadino descrivendo la situazione prima del nuovo attacco.

Nel corso della giornata sono proseguite le evacuazioni da Kherson verso Mykolaiv, ma proprio i nuovi attacchi hanno ostacolato l’uscita in sicurezza dei civili e la loro assistenza in città nelle quali sono nuovamente stati distrutti i sistemi di erogazione dei servizi essenziali. Il presidente Volodymyr Zelensky ha avvertito gli ucraini di aspettarsi un’altra settimana di freddo e buio, prevedendo altri attacchi russi alle infrastrutture che non si fermeranno fino a quando Mosca, a suo dire, non esaurirà i missili. Kiev sostiene che gli attacchi sono destinati a danneggiare i civili, e pertanto possono essere ritenuti «crimine di guerra». Mosca nega che il suo intento primario sia quello di danneggiare la popolazione, ma la settimana scorsa ha spiegato «che le loro sofferenze non finiranno se l’Ucraina non cederà alle richieste della Russia», senza specificare quali siano le condizioni. Milioni di persone nella capitale ucraina e nei dintorni stanno lottando contro le interruzioni della fornitura di elettricità e del riscaldamento.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: