martedì 12 aprile 2022
Il premier britannico partecipò a festini a Downing Street malgrado la normativa contro il covid. Il leader dei laburisti Kei Starmer: "Dimissioni subito"
Scotland Yard: «Johnson sarà multato per i party durante il lockdown»

Foto Ansa

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Sono in arrivo multe per la violazione delle norme Covid legate al cosiddetto scandalo Partygate anche per il premier britannico Boris Johnson, la sua consorte Carrie, e per il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, suo super ministro dell'economia. Lo riferisce la Bbc, anticipando una pesante tegola per il governo Tory. Le indagini di Scotland Yard riguardano il cosiddetto Partygate, vale a dire quei ritrovi organizzati a Downing Street fra il 2020 e il 2021 in violazione delle norme contro la diffusione del coronavirus allora in vigore nel Regno Unito.

La riesplosione dello scandalo sta accendendo di nuovo il dibattito sulle possibili dimissioni del primo ministro conservatore, invocate a gran voce dalle opposizioni. Netta la posizione dei laburisti. "Boris Johnson e Rishi Sunak hanno violato la legge e ripetutamente mentito all'opinione pubblica britannica" sul Partygate, "devono entrambi dimettersi", ha affermato il numero uno del Labour Party Keir Starmer. Le sue parole sono state riecheggiate poi a stretto giro da tutti i maggiori esponenti del Labour, incluso il sindaco di Londra, Sadiq Khan, succeduto su questa poltrona proprio all'attuale primo ministro Tory, il quale ha denunciato il comportamento di Johnson e di Sunak come uno schiaffo "ai sacrifici" sopportati da milioni di persone rispettose delle restrizioni durante la pandemia da Covid.

Toni analoghi - nel fronte dell'opposizione - anche dal numero uno dei liberaldemocratici, Ed Davey, e dalla leader degli indipendentisti scozzesi dell'Snp e first minister del governo locale della Scozia, Nicola Sturgeon, la quale ha a sua volta dichiarato: "Boris Johnson deve dimettersi. Egli ha violato la legge e ha mentito ripetutamente al Parlamento al riguardo. I valori basilari d'integrità e di decenza, essenziali al funzionamento di una qualunque democrazia parlamentare, gli impongono di andarsene e di portare con sé il suo cancelliere"
Alcuni osservatori tendono tuttavia a escludere le dimissioni nel bel mezzo della crisi scatenata dall'invasione russa dell'Ucraina. E anche uno dei deputati Tory più ostili a BoJo, Roger Gale, il quale in passato non aveva esitato a chiederle, ha affermato di ritenere al momento fuori questione un passo indietro di Johnson. "Non possiamo fare un favore a Putin", ha tagliato corto Gale, né rischiare di destabilizzare "il fronte degli alleati Nato" (in seno al quale Johnson si è rilanciato nelle ultime settimane in veste di punto di riferimento della linea dura nel sostegno a Kiev e nella risposta a Mosca); pur non senza sottolineare come il premier abbia il dovere di "ammettere ora di fronte al Parlamento le violazioni" di legge commesse a Downing Street nell'ambito del Partygate, violazioni che nei mesi scorsi aveva ripetutamente detto di non aver colto.



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