giovedì 3 giugno 2021
Il Capo dello Stato: «Bisogna combattere l’antisemitismo» Ora si attende la lista dei ministri dell’esecutivo con Bennett e il partito arabo
l nuovo presidente israeliano Isaac Herzog (a sinistra) e il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu alla Knesset

l nuovo presidente israeliano Isaac Herzog (a sinistra) e il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu alla Knesset - Reuters

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È finita ieri sera l’era di Benjamin Netanyahu, alla guida del governo di Israele da quasi tredici anni. A poco meno di mezzora dalla scadenza del mandato, (la mezzanotte locale, le 23 in Italia), Yair Lapid, leader centrista dell’eterogeneo “blocco del cambiamento”, ha informato il presidente Reuven Rivlin che avevano aderito al nuovo governo: Blu Bianco di Benny Gantz, Yamina di Naftali Bennett, “Israele Casa nostra” di Avigdor Lieberman, “Nuova speranza” di Gideon Saar, i Laburisti, la sinistra Meretz e il partito arabo islamista Raam. Secondo le intese, Naftali Bennett sarà premier per i primi due anni mentre poi toccherà allo stesso Lapid. Per la prima volta, un partito arabo-israeliano – i conservatori islamisti di Ràam – partecipa ufficialmente alla formazione di un esecutivo dello Stato ebraico. «Il nuovo governo farà tutto il possibile per unire tutte le componenti della società israeliana»: ha assicurato Lapid al presidente Rivlin.

«Il nostro impegno – ha aggiunto – è di metterci al servizio di tutti i cittadini di Israele, inclusi quanti non sostengono questo governo». Con un riferimento ai forti attacchi provenienti dalla destra nazionalista, Lapid ha assicurato: «Ci impegniamo a rispettare quanti ci oppongono». Lapid ha poi informato Rivlin che intende sottoporre il nuovo governo alla approvazione della Knesset il più presto possibile. Poche ore prima, il Parlamento aveva eletto il nuovo presidente. «Lunga vita a Israele e al suo presidente». Con queste parole, Rivlin ha passato il testimone a Isaac Herzog, undicesimo capo dello Stato ebraico, eletto con 87 voti sui 120 della Knesset. L’altra candidata, Miriam Peretz, ne ha ottenuti 26.

Sette gli astenuti. È stata una della maggioranze più alte nella storia e il voto rispecchia la richiesta di un grande mediatore per Israele in questo particolare momento politico di divisione. Herzog, laburista, attivo promotore del processo di pace, è figura ideale per «costruire ponti», come ha detto lui stesso nel suo primo discorso da presidente eletto. Entrerà in carica il 9 luglio. La campagna presidenziale è stata un esempio di rispetto e decoro in mezzo al caos politico attuale. Ed è stato incoraggiante vedere Herzog esprimere riconoscenza e ammirazione verso la sua sfidante – «Un’eroina, simbolo e fonte di ispirazione per tutti gli israeliani » – e ascoltare Perez – immigrata di origini marocchine che al Paese ha dato due figli: uno morto in Libano, l’altro ucciso a Gaza – congratularsi con il nuovo presidente, dicendo di pregare per la sua buona riuscita, perché «il suo successo è il mio successo e il successo di tutto il mio Paese».

Herzog ha detto di voler essere «il presidente di tutti». «Costruiremo ponti assieme. Daremo ascolto a qualsiasi posizione e a qualsiasi persona », ha sottolineato. Politico di lungo corso, non ha nascosto le grandi sfide che lo attendono: «È essenziale curare le ferite sanguinanti della nostra società – ha dichiarato – e proteggere i pilastri della nostra democrazia ». E ancora: «Dobbiamo difendere la posizione internazionale di Israele e il suo buon nome fra i popoli. Dobbiamo anche combattere l’antisemitismo e l’odio contro Israele ».

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