giovedì 24 novembre 2016
In fiamme i boschi della città a Nord di Israele. Il premier Netanyahu: «Ogni incendio doloso è un atto di terrorismo». Il sindaco: è stato di calamità. In arrivo anche dall'Italia i primi Canadair
Haifa in fiamme: 60mila civili in fuga
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Migliaia di persone ad Haifa hanno lasciato le loro case a causa del propagarsi degli incendi che da stamattina hanno colpito i boschi della città a nord di Israele. L’ordine è stato dato alla popolazione dalle autorità locali, mentre molte strade e scuole sono state chiuse nei sobborghi della città. “Ogni incendio doloso o anche chi incita a fare incendi è un atto di terrorismo e così sarà considerato”, ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu.


«Ogni incendio doloso o anche chi incita a fare incendi è un atto di terrorismo e così sarà considerato». Lo ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu che già ieri aveva ricordato che «ci sono incendi da negligenza e altri per volontà». Questi ultimi stanno ora crescendo. Fronteggiamo un terrorismo dei piromani. Chi cerca di bruciare la terra di Israele sarà punito con la massima durezza». Finora sono state fermate alcune singole persone. «
Siamo al lavoro 24 ore su 24 - ha detto il premier in conferenza stampa prima della riunione di emergenza di governo - per spegnere le fiamme e salvare vite umane e fino ad ora ci siamo riusciti». Si tratta di un «disastro nazionale», ha detto alla Radio Militare il sindaco della città Yona Yahav. «Non siamo in grado di dire - ha aggiunto -
quanta gente è coinvolta visto che molti dei residenti dell'area del Carmel (la zona di Haifa e dintorni, ndr) sono al lavoro e
non a casa. Stiamo chiedendo a quelli che sono ancora a casa di lasciarla».

Altre autorità israeliane hanno parlato di «intifada degli incendi dolosi», riferimento questo a passate rivolte palestinesi contro Israele. E c'è poi chi ha ventilato una responsabilità di arabi o palestinesi, ma non di ebrei. Si tratta del ministro dell'Istruzione israeliano Naftali Bennett, leader del partito di estrema destra Casa ebraica. Bennett, il cui partito sostiene gli insediamenti in Cisgiordania, che i palestinesi rivendicano invece per il proprio Stato, ha scritto su Twitter che i piromani sono sleali a Israele, insinuando appunto che chi ha appiccato il fuoco possa non essere ebreo. «Solo coloro ai quali lo Stato non appartiene sono capaci di bruciarlo», ha twittato in ebraico.

Con fiamme che bruciano le foreste a ovest di Gerusalemme, intorno a Haifa, sulle colline settentrionali e centrali del Paese e in alcune zone della Cisgiordania occupata, il governo israeliano ha chiesto assistenza internazionale.

I prima Canadair da Italia, Grecia, Croazia, Turchia, Cipro

Netanyahu ha spiegato che gli aerei antincendio sono l'elemento critico: «Ne abbiamo fatti venire già 10 dall'estero e altri ne verranno entro mezzanotte». Il premier ha ricordato che Grecia, Croazia, Turchia, Cipro e Italia hanno inviato aerei e che dalla Russia questa notte giungeranno due «velivoli giganteschi», così come arriverà entro 24 ore dagli Usa il Supertanker 747. «La situazione dal punto di vista meteo - ha aggiunto ancora - sarà critica ancora fino a martedì. Dobbiamo avere capacità operativa fino a quel giorno e dove c'è pericolo di vita sgomberiamo la popolazione». Le persone sfollate saranno ospitate in albergo e in altri luoghi e la polizia vigilerà contro i saccheggi nelle zone incendiate.

Il portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld, ha assicurato che «la cooperazione per i preparativi operativi sia via terra sia via aria» è stata avviata fra tutte le forze coinvolte nei lavori di spegnimento delle fiamme e salvataggio. In questi giorni i servizi di emergenza di Magen David Adom, cioè la Stella rossa di David, ovvero l'equivalente della Croce rossa, hanno prestato soccorso a 21 persone per inalazione di fumo. “Consigliamo a chi si trova vicino agli incendi di tenere le finestre chiuse, non usare l'aria condizionata e restare in spazi chiusi», ha raccomandato la Stella rossa di David.

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