martedì 1 novembre 2022
L'ex premier punta sulla crescita dell'estrema destra guidata da Ben Gvir, che fu esonerato dall'esercito perché considerato testa calda e pericoloso ma è considerato l'uomo forte
Netanyahu ci riprova e punta sul successo dell'estrema destra

Netanyahu ci riprova e punta sul successo dell'estrema destra - Ansa

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Oggi Israele torna alle urne per la quinta volta in cinque anni, a conferma di un Paese diviso, come i due blocchi: quello pro e quello anti- Benjamin Netanyahu, primo ministro in carica dal 2009 e dal 2021. Dodici anni di luci e ombre: dagli Accordi di Abramo tra Israele e i principali interlocutori del Golfo, ai continui guai con la giustizia e i tre processi ancora in corso.

Anche questa tornata è un referendum su questa figura tanto carismatica, quanto scomoda. Ma non solo. Uno dei dati che salta all’occhio – aldilà dei sondaggi che danno la coalizione dell’ex premier in vantaggio con 60 seggi, rispetto ai 56 del blocco del primo ministro in carica, Yair Lapid e a uno solo dalla maggioranza alla Knesset – è l’incredibile successo della destra estrema.

In particolare, con 15 seggi, il partito sionista religioso che fa capo a Itamar Ben Gvir. È lui il vero protagonista mediatico di questa campagna elettorale e qualunque saranno i risultati di queste elezioni – qualora anche dovesse essere confermato il pareggio e si dovesse tornare alle urne per la sesta volta in 4 anni – questo politico verrà ricordato per aver sdoganato quell’ideologia estremista che una volta quasi non osava far sentire la propria voce pubblicamente.

Non si tratta più solo dei coloni che anelano alla «Grande Israele», ma anche di giovani che vivono al di là della Linea Verde, completamente disillusi sia nei confronti del processo di pace che dello “statu quo” – tanto perseguito dallo stesso Netanyahu – che vedono in Ben Gvir l’«uomo forte» l’unico in grado di garantire la sicurezza del Paese.

Talmente forte – fu definito dai generali di Zahal «una testa calda» – da essere stato esonerato dall’Esercito stesso, normalmente obbligatorio per ogni cittadino israeliano, poiché troppo pericoloso. Queste elezioni, dunque, mostrano non solo l’inesorabile declino della sinistra laburista che fondò il Paese, ma soprattutto l’ascesa di una destra estrema. Con tutte le conseguenze che questo comporterà al processo di pace, in stallo già da decenni. E il fresco accordo con il Libano che Netanyahu ha ricordato ieri di voler annullare

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