lunedì 21 agosto 2017
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La marcia dei musulmani contro il terrorismo a Barcellona (Ansa)

La marcia dei musulmani contro il terrorismo a Barcellona (Ansa)

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Le comunità islamiche di Barcellona hanno svolto lunedì sera una manifestazione con un corteo che si è snodato da piazza Catalogna alle Ramblas, per protestare la propria estraneità e la più ferma condanna per il terrorismo che ha colpito la città in modo tanto sanguinoso. Al migliaio di persone che si sono radunate è stato letto un comunicato molto impegnativo, in cui è contenuta anche un’autocritica e un critica alle istituzioni per la scarsa attenzione per l’integrazione sociale e culturale dei giovani musulmani, che rischiano così di finire preda di predicatori di odio.


Si tratta di un’assunzione di responsabilità e di un atto che tende a contrastare possibili spinte xenofobe e islamofobiche, che affiorano in situazioni così tese anche nella società spagnola e catalana. Però l’appello per la collaborazione per ora resta un appello. Alla manifestazione islamica non hanno preso parte autorità cittadine o regionali, così come le organizzazioni islamiche non hanno aderito a quella antiterroristica convocata per sabato prossimo dal Comune e dalla Generalitat. Il corteo è stato accolto bene dalla gente che affolla le ramblas, che però rappresenta una parte della società catalana particolarmente aperta e cosmopolita. Peraltro le comunità islamiche in Catalogna vedono una presenza consistente, circa un terzo dei 260 centri religiosi, della tendenza salafita, quella più radicale che punta a un isolamento e non all’integrazione (il che ovviamente non significa che sia orientata al terrorismo, ma solo che non è interessata a un dialogo con la civiltà occidentale in cui è inserita).

L’attenzione dei media per l’iniziativa islamica è stata relativamente modesta anche per la coincidenza temporale con la conferenza stampa tenuta a poche centinaia di metri di distanza dal presidente della Generalitat, Carlos Puidgemont, e dal comandante dei mossos, cioè della polizia catalana, per informare sull’uccisione dell’autore della strage delle ramblas in una località dei Pirenei catalani. Curiosamente, anche se per ragioni diverse, ambedue le riunioni, la manifestazione islamica e la conferenza stampa, sono state introdotte da comunicazioni in più lingue.

Puidgemont ha parlato in catalano, in spagnolo, in inglese e in francese, per superare le critiche che aveva ricevuto per aver pronunciato i discorsi precedenti solo in catalano, lingua incomprensibile alla maggior parte dei giornalisti presenti. Per non riconoscere il carattere bilingue della Catalogna, ha aggiunto altre lingue europee. La presentatrice scelta dalla 140 organizzazioni musulmane per introdurre la manifestazione, oltre che in spagnolo e in catalano, ha parlato in arabo, per farsi sentire anche nei Paesi di origine dell’immigrazione musulmana in Spagna.

Sullo sfondo c’è una polemica non solo giornalistica che riguarda un presunto privilegio offerto dalle istituzioni catalane all’immigrazione proveniente da Paesi islamici rispetto a quella proveniente dall’America Latina, perché quest’ultima, costituita da persone che parlano spagnolo, avrebbe ostacolato l’obiettivo di «immersione totale» nella lingua catalana che è un obiettivo dei nazionalisti catalani. Non è chiaro se si tratti di insinuazioni malevole o di un’analisi oggettiva, però ci sono settori del catalanismo che in qualche modo finiscono col renderla più credibile con battaglie culturali volte a negare il retaggio storico spagnolo e le relazioni con l’America Latina, come la richiesta di rimuovere il monumento a Cristoforo Colombo che campeggia su un altissimo basamento allo sbocco verso il mare delle ramblas.


Nei confronti delle comunità islamiche residenti in Catalogna, per la verità, non è stata praticata una politica di accoglienza né una di controllo. È prevalsa l’indifferenza, tanto che nella stessa Barcellona non esistono organismi di collegamento tra istituzioni e comunità islamiche. Ora l’indifferenza è impossibile, e se non si vuole che l’atteggiamento della popolazione assuma caratteri di ostilità generalizzata, si dovrà intensificare gli sforzi per l’integrazione (compresi i necessari controlli) e questo, in sostanza, è il senso dell’appello della manifestazione islamica di lutto e di condanna per il terrorismo.


Già domenica mattina a Ripoll si erano radunati i familiari dei giovani jihadisti coinvolti nell'attentato di giovedì scorso per dire no al terrorismo.

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