lunedì 20 febbraio 2017
Massiccia operazione militare per strappare ai jihadisti anche la parte occidentale della città. Visita a sorpresa in Iraq del segretario Usa alla Difesa, Mattis
Carri armati iracheni sparano a postazioni del Daesh da una collina nei pressi di Abu Saif, alla periferia di Mosul (Ansa)

Carri armati iracheni sparano a postazioni del Daesh da una collina nei pressi di Abu Saif, alla periferia di Mosul (Ansa)

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Giornate cruciali per la sorte di Mosul, roccaforte irachena del Daesh, e dei 750mila civili che vi sono intrappolati, a rischio di essere usati come scudi umani. Il primo ministro iracheno Haider al Abadi ha annunciato il lancio di una massiccia operazione militare per strappare ai jihadisti anche la parte occidentale della città, la seconda dell'Iraq, nel nord del Paese. Tra ieri e oggi le forze armate irachene hanno ripreso il controllo di una quindicina di villaggi della periferia urbana, da dove potrebbero per lanciare l'assalto definitivo. La riconquista di Mosul rappresenterebbe un colpo mortale per il sedicente Califfato, proclamato proprio qui, nel giugno 2014, dal leader del Daesh Abu Bakr al-Baghdadi.

Quattro mesi di offensiva

L'offensiva per la riconquista di Mosul dura da oltre 4 mesi. Fu lanciata il 17 ottobre scorso dall'esercito iracheno, coadiuvato da milizie volontarie sciite. A gennaio sono stati liberati i quartieri orientali della città. Ora le unità governative, con l'appoggio di aerei ed elicotteri, si stanno aprendo la strada verso l'aeroporto. Gli estremisti sunniti che difendono i settori occidentali sono ormai accerchiati. I ponti sul Tigri sono già caduti, mentre il dispositivo militare disposto dallo stato maggiore di Bagdad ha bloccato tutte le vie di fuga.

Il supporto aereo degli Usa

Sono sessantamila i soldati inviati da Baghdad per riconquistare la zona occidentale di Mosul. Lo ha reso noto all'agenzia di stampa Anadolu il generale iracheno Mohsen al-Quraishi, spiegando che "60mila soldati stanno partecipando all'operazione" iniziata ieri. La coalizione militare internazionale a guida Usa sta fornendo supporto aereo e d'artiglieria. Secondo al-Quraishi, ci sono anche truppe straniere dispiegate in campo per sostenere l'esercito iracheno nella riconquista di Mosul ovest.

Mattis (Usa): non siamo qui per il petrolio

Rassicurazioni sulla sorte futura dell'Iraq arrivano dal segretario Usa alla Difesa, James Mattis, che ha compiuto una visita a sorpresa a Baghdad. Gli Stati Uniti, ha detto, non hanno alcuna intenzione "di appropriarsi del petrolio di nessuno". Secondo l'agenzia irachena, il segretario Mattis faceva riferimento a un concetto più volte espresso da Donad Trump in campagna elettorale, secondo il quale gli Usa avrebbero dovuto prendersi tutto il petrolio iracheno per pagarsi le spese della guerra in Iraq e della successiva occupazione. Mattis, che nel 2003 era in Iraq nelle fila dell'esercito, ha usato termini ben diversi: "Tutti noi in America abbiamo pagato la bolletta del gas e la benzina, e sono sicuro che continueremo così nel futuro".

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