lunedì 29 agosto 2022
I fedelissimi del leader "dimissionario" Muqtada al-Sadr assaltano il palazzo presidenziale, dieci morti. Coprifuoco in tutto il Paese
Sostenitori del leader sciita al-Sadr nella piscina del complesso governativo di Baghdad

Sostenitori del leader sciita al-Sadr nella piscina del complesso governativo di Baghdad - Ansa

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L’Iraq ritorna nel caos. Oggi le autorità militari hanno imposto sull’intero territorio nazionale il coprifuoco, entrato in vigore alle 15.30 locali. La decisione segue l’occupazione a Baghdad del palazzo presidenziale da parte di migliaia di sostenitori del leader sciita Muqtada al-Sadr (che si sono fatti fotografare anche nel bagno in piscina e nella sala dei ricevimenti, come nell’attacco al Campidoglio Usa), che poche ore prima aveva con un tweet dichiarato l’abbandono di «ogni ruolo in politica».

Sostenitori del leader sciita al-Sadr davanti al palazzo governativo

Sostenitori del leader sciita al-Sadr davanti al palazzo governativo - Ansa

Mentre la città si svuotava le forze di sicurezza hanno disperso la folla, raccoltasi nella Green Zone, dove si trovano le sedi istituzionali.

Almeno 10 manifestanti sono rimasti uccisi, più di duecento i feriti.

Incerta l’origine degli spari: si teme la presenza di cellule interessate a innescare un conflitto armato fra la milizia sadrista (anti-Teheran) e le forze paramilitari della coalizione avversaria, guidata dall’ex primo ministro filo-iraniano al-Maliki. Frizioni fra i due gruppi si sono registrate nella capitale e in diverse altre province. Chiaro e fermo l’invito alla pacificazione dei rappresentanti Onu: «È in gioco la sopravvivenza dello Stato iracheno».

Sostenitori del leader sciita al-Sadr nel palazzo governativo

Sostenitori del leader sciita al-Sadr nel palazzo governativo - Ansa

Bandiera dell’ennesimo assalto alla Green Zone è la fine del regime di corruzione e della stasi che paralizza il paese fin dall’ottobre scorso, quando le elezioni legislative e le successive contrattazioni non sono riuscite a formare una maggioranza, necessaria a risollevare il Paese dalla profonda crisi economica e sociale seguita alla guerra con lo Stato Islamico, che ancora vive e opera su tutto il territorio.

Lo stallo è stato pericolosamente sciolto da al-Sadr il 12 luglio, con il ritiro dei suoi 73 deputati. Due settimane dopo l’occupazione del Parlamento, interrotta a favore di continue iniziative del popolo sadrista, determinato a ottenere lo scioglimento della Camere e nuove elezioni. E sabato il leader populista aveva proposto a tutti i maggiori rappresentanti politico-religiosi di ritirarsi dai propri incarichi per lasciar spazio al processo riformatore.

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