sabato 12 maggio 2018
Martedì a Bruxelles il titolare della diplomazia di Teheran incontrerà i rappresentanti dell’E3 (Parigi, Londra e Berlino) per difendere l’intesa dalle azioni «da bulli»
A Teheran sono ricominciate le manifestazioni anti-Usa dopo l’uscita dall’intesa nucleare: in fiamme le bandiere a stelle e strisce al grido di «Morte all’America» (Ansa)

A Teheran sono ricominciate le manifestazioni anti-Usa dopo l’uscita dall’intesa nucleare: in fiamme le bandiere a stelle e strisce al grido di «Morte all’America» (Ansa)

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Sotto la pressione dell’escalation di tensione e missili tra Iran e Israele, l’Europa intensifica l’azione diplomatica per salvare l’accordo nucleare. Ieri l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha annunciato la convocazione di un incontro martedì sera a Bruxelles con i ministri degli Esteri dell’E3 (Gran Bretagna, Francia e Germania) e poi, subito dopo, insieme a loro con il capo della diplomazia di Teheran Mohammad Javad Zarif. «Abbiamo la responsabilità e il dovere di fare tutto quello che possiamo per difendere l’accordo con l’Iran» ha detto Mogherini. Che ha criticato, alludendo agli Usa, «comportamenti da bulli». Bruxelles è l’ultima tappa di un tour diplomatico di Zarif, che prima passerà per Pechino e Mosca.

Di Iran hanno parlato ieri anche la cancelliera tedesca Angela Merkel con il russo Vladimir Putin, sottolineando l’importanza di preservarlo. «Non è giusto – ha detto Merkel a Münster – che un accordo su cui si è convenuto, sul quale si è votato al Consiglio di sicurezza Onu e si è raggiunta l’unanimità, poi si possa abbandonare in maniera unilaterale». Il presidente francese Emmanuel Macron ne parlerà con il leader del Cremlino a Pietroburgo il 24-25 maggio. Se non si troverà il modo per preservare l’accordo, ha avvertito Zarif, Teheran è pronta a riprendere l’arricchimento dell’uranio «su scala industriale », aggiungendo che l’accordo «non è negoziabile».

La tensione nel Paese monta, durante manifestazioni in piazza a Teheran, dopo la preghiera del venerdì, sono tornate a bruciare le bandiere Usa e scanditi slogan anti-israeliani. L’obiettivo Ue è naturalmente cercare di convincere Teheran a restare nell’accordo: per farlo sarà necessario offrire agli iraniani chiare garanzie economiche, mentre sugli europei incombe la possibilità di sanzioni «secondarie» Usa, quelle cioè che colpiscono società anche non Usa che facciano affari in Iran. Non a caso proprio ieri Teheran ha chiesto conferma della commessa a Airbus per 100 aerei destinati all’IranAir, che probabilmente salterà. «L’Europa – ha tuonato il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire – deve dotarsi di strumenti per difendere i propri interessi economici. Vogliamo essere i vassalli degli Usa che obbediscono senza fiatare? Vogliamo che Washington sia il gendarme economico del pianeta?». Anche la Germania di Merkel non ha mancato in chiarezza: «Siamo pronti a discutere (con gli Usa, ndr) – ha detto duro anche il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas a Der Spiegel – ma anche a litigare per le nostre posizioni», parlando di una «trasformazione » delle relazioni transatlantiche.

E in serata, a complicare le cose, si è inaspettatamente dimesso il capo degli ispettori dell’Aiea, Tero Varjoranta. Lo ha riferito un portavoce della Aiea, senza fornire motivazioni. Il direttore generale dell’Aiea, il giapponese Yukiya Amano, ha subito nominato come suo successore ad interim l’italiano Massimo Aparo, fino ad ora direttore dell’Ufficio di verifica in Iran.

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