martedì 12 marzo 2019
Nel 2012 alla donna era stato assegnato il premio Sakharov dal Parlamento Europeo. Amnesty International: «Sentenza sconvolgente»
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Nasrin Sotudeh, l'avvocatessa e attivista iraniana per i diritti delle donne, è stata condannata a complessivi 38 anni di prigione e 148 frustate in due processi legati alla sua attività. A comunicarlo in un post sul suo profilo Facebook è stato il marito della donna, Reza Khandan, condannato a gennaio a 5 anni per aver cospirato contro la sicurezza nazionale e a un anno per propaganda anti-governativa, assieme a un altro attivista, Farhad Meisami.

Stamani l'agenzia di stampa iraniana Isna aveva riportato la notizia di una condanna in contumacia a 5 anni per cospirazione contro il regime e a 2 anni per aver insultato la Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei. Ma Reza Khandan in una breve conversazione con il marito ha smentito l'entità delle due condanne, assicurandogli di essere stata invece condannata a 38 anni.

Sotoudeh, nel 2012 premio Sakharov per la libertà di pensiero (assegnato dal Parlamento Europeo), è stata arrestata a giugno del 2018 dopo essere stata condannata in contumacia a 5 anni di prigione dal tribunale rivoluzionario di Teheran per spionaggio. Secondo Amnesty International, che denuncia la "sentenza sconvolgente e vergognosa avvenuta dopo l'ennesimo processo irregolare", è la pena più severa comminata ad un difensore dei diritti umani in Iran negli anni più recenti.

Sotoudeh aveva difeso donne arrestate per essersi scoperte il capo in luoghi pubblici e aveva criticato un nuovo codice penale che consente solamente a un ristretto numero di avvocati di rappresentare imputati di crimini contro la sicurezza nazionale.

Secondo Sadi Ghaemi, direttore esecutivo del Centro per i diritti umani in Iran, che opera in esilio da New York, la sentenza dimostra "l'insicurezza del regime rispetto a qualsiasi sfida pacifica", perché "sa che un ampio settore del Paese è stanco della legislazione sul velo obbligatorio". Il dissidente sottolinea tra l'altro come Teheran, dopo un'iniziale apertura, abbia legato le proteste sul velo alle manifestazioni di piazza contro il carovita avvenute tra fine 2017 e l'inizio 2018, inasprendo la repressione. Una delle clienti di Sotudeh, sotto processo proprio per le proteste contro l'obbligo del velo, era stata condannata a 20 anni di prigione.

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