mercoledì 1 febbraio 2012
Il preside costretto a consegnarsi alle forze di sicurezza. Responsabili dell’irruzione sono stati un centinaio di giovani appartenenti a movimenti estremisti e xenofobi Feriti durante il blitz alcuni studenti.
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​Davanti alla ripresa della violenze anticristiane in India, vescovi, leader cristiani, capi di movimenti e associazioni, uomini politici del Karnataka, hanno lanciato un appello a «rispettare i cristiani e assicurare loro la piena libertà religiosa». A suscitare la reazione preoccupata degli attivisti in occasione, domenica scorsa, dell’incontro della Federazione delle Associazioni cristiane di questo Stato meridionale, una scia di atti di violenza, oltre mille quelli registrati nel solo Karnataka. Ultimo in ordine cronologico, il 30 gennaio, l’attacco all’Istituto universitario San Giuseppe ad Anekal, nei pressi di Bangalore, capitale dello Stato. Un’istituzione fondata e gestita dai Gesuiti che accoglie 378 studenti, 200 dei quali sono dalit o membri delle caste più basse e una sessantina appartengono a minoranze indigene.L’aggressione da parte di un centinaio di estremisti indù poteva avere conseguenze molto serie. Il preside dell’istituto, padre Melwin Mendonca, ha raccontato a Fides di aver vissuto ore di grande paura, soprattutto per la complicità delle istituzioni civili e delle forze di sicurezza con i violenti, di cui facevano parte anche alcuni consiglieri comunali della città. Inoltre, quando i Gesuiti hanno chiamato la polizia, ha sottolineato il preside, «l’ispettore e gli agenti hanno permesso che l’occupazione del campus si protraesse per due ore». Lo stesso capo dell’istituto ha acconsentito di farsi arrestare, come chiesto dai facinorosi, senza alcun capo di accusa, pur di placare gli animi. Gli agenti di polizia intervenuti lo avrebbero però costretto a camminare fino alla locale stazione di polizia, mettendone a rischio l’incolumità. Alcuni studenti intervenuti per proteggere il preside, che è stato rilasciato solo nella tarda serata, sono stati picchiati e alcuni hanno anche riportato ferite.Responsabili dell’irruzione nel campus universitario, dell’interruzione delle lezioni e dei tafferugli che ne sono seguiti sono giovani appartenenti ai gruppi Vishwa Hindu Parishad, Bajrang Dal, Rashtra Sakthi Sene, Karnataka Rakshana Vedike, movimenti estremisti e xenofobi di ispirazione religiosa collegati però a forze politiche all’opposizione a livello centrale e in diversi parlamenti locali. «L’esposizione della bandiera era un pretesto – ha detto il gesuita Mendonca –. Estremisti indù hanno visitato il nostro istituto per otto volte nell’ultimo anno accademico e pretenderebbero che i nostri studenti aderiscano ai loro movimenti. Alcuni dei loro leader chiedono che l’istituto sia chiuso e che ai cristiani non siano concesse licenze per iniziative educative che, a loro dire, degradano la cultura dell’India».
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