giovedì 7 maggio 2015
Il documento presentato ieri a Ginevra consegna di nuovo al Paese il triste primato.
INTERVISTA Padre Yeghiche: «Ad Aleppo restano solo i più poveri» | EDITORIALE La parte che ci spetta di Marco Tarquinio
COMMENTA E CONDIVIDI
Almeno il 35 per cento della popolazione siriana, circa 7,6 milioni di persone, è sfollata: il numero più alto al mondo. Di questi, circa un milione sono stati registrati solo nel 2014. È quanto emerge da un documento presentato ieri presso le Nazioni Unite a Ginevra. Un forte monito ai rappresentanti del governo di Damasco e dei ribelli siriani, che proprio in quella sede elvetica sono convocati da martedì dall’inviato speciale del Segretario generale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, per valutare le possibilità di una via d’uscita alla crisi, a partire da una fine delle ostilità ad Aleppo. Il dossier, diffuso dall’Osservatorio sulle situazioni degli sfollati interni (Idmc), organismo del Consiglio norvegese per i rifugiati (Nrc) traccia il quadro dei rifugiati a causa delle violenze in tutto il mondo: circa 38 milioni, con un aumento del 14,1 per cento rispetto al 2013. Il 60 per cento dei nuovi sfollati – 11 milioni – è concentrato in soli 5 Paesi. Oltre alla Siria, l’Iraq, il Sud Sudan, la Repubblica democratica del Congo e la Nigeria. L’Iraq è il Paese ad aver registrato il più forte aumento di nuovi sfollati nel 2014. Sono stati, infatti, 2,2 milioni gli iracheni costretti a lasciare le loro case a causa dell’offensiva dello Stato islamico.

Nel rapporto, però, non vengono presi in considerazione coloro che hanno già lasciato il proprio Paese per trovare riparo all’estero. Ciò significa, per quanto riguarda la Siria, che al numero iniziale di sfollati interni (7,6 milioni, si diceva) vanno aggiunti altri quattro milioni di persone che hanno trovato rifugio nei Paesi vicini (principalmente in Libano, Turchia e Giordania) oppure in Europa, portando il totale a 11,6 milioni di persone, ovvero la metà della popolazione siriana. Un numero spaventoso se si considera che, fino a tre anni fa, la Siria non rientrava neanche fra le prime trenta nazioni d’origine di profughi e sfollati. Secondo i dati diffusi all’inizio dell’anno dall’Unhcr, quelli siriani sono da un anno il secondo gruppo al mondo per numero di rifugiati e vengono direttamente dopo i palestinesi (circa 5 milioni), superando afghani (2,7 milioni) e somali (1,1 milione). Non solo. I siriani nel 2014 sono stati di gran lunga il gruppo più numeroso tra i richiedenti asilo, con quasi 150.000 domande presentate, ovvero una domanda di asilo su cinque nel mondo industrializzato. Gli iracheni, invece, hanno presentato 68.700 domande, quasi il doppio rispetto al 2013. Il presidente siriano ha ammesso ieri che «in alcune occasioni» i suoi soldati si sono dovuti «ritirare», precisando però che «dobbiamo avere la convinzione che saremo noi a trionfare». «Per sua natura, la battaglia – ha detto Bashar al-Assad – prevede avanzamenti, ritiri, vittorie, sconfitte». Assad è apparso – come accade ormai molto raramente – in una scuola di Damasco in occasione della “Giornata dei martiri”, durante la quale vengono commemorati i nazionalisti impiccati dai turchi nella Prima guerra mondiale. Il presidente ha promesso l’invio di rinforzi per le truppe impegnate nei violenti combattimenti con i jihadisti nella provincia di Idlib, nel nord-ovest del Paese. Sempre ieri, i miliziani di Hezbollah hanno rivendicato un attacco contro una riunione dei leader del Fronte al-Nusra al confine fra Libano e Siria. Lo ha riportato il canale televisivo del gruppo libanese sciita, alleato di Assad.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: