venerdì 13 gennaio 2017
Nel corso del 2016 gli incendi di chiese cattoliche e protestanti si sono ripetuti con drammatica frequenza, al ritmo di uno al mese
L'edificio sacro prima e dopo l'incendio

L'edificio sacro prima e dopo l'incendio

COMMENTA E CONDIVIDI

Dalla voracità delle fiamme si sono salvate solo le pareti. Il resto è un cumulo di cenere. Il Cile ha perso uno dei gioielli del proprio patrimonio storico: la chiesa di San Marcos, nel villaggio di Mamiña, nella zona settentrionale di Iquique.

L’incendio, avvenuto l’8 gennaio per cause ancora da appurare, ha divorato la cupola e gli interni, trasformando la costruzione del 1632 in un rudere. «Gli abitanti sono rimasti profondamente colpiti – ha spiegato il vescovo di Iquique, monsignor Guillermo Vera Soto –. La chiesa non era solo uno splendido monumento, per loro era un luogo di riunione quotidiano. È parte della storia di fede del nostro popolo».

Gli incendi di chiese cattoliche e protestanti si sono ripetuti con drammatica frequenza nel 2016, al ritmo di oltre uno al mese. Il fenomeno, però, è stato finora concentrato nel sud e legato alla protesta dei mapuche per la terra. La Chiesa, impegnata nella difesa dei nativi, ha espresso dubbi sulla responsabilità dei mapuche e ventilato l’ipotesi che alcune componenti radicali cerchino di sabotare il dialogo sulla spinosa questione.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI