giovedì 2 settembre 2021
Dalla bandiera con la «shahada» alla «salwar kamiz»: la lunga giacca proibita agli altri i segni che contraddistinguono il nuovo regime di Kabul

La bandiera con la «shahada»

Gli studenti coranici hanno issato ovunque la loro bandiera bianca che riporta la “shahada” (la testimonianza di fede) islamica: «Non c’è dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta». Alcune bandiere riportano in basso anche la scritta «Emirato islamico dell’Afghanistan». Non esiste nell’islam un colore “ufficiale”. La bandiera islamica era bianca sotto gli Omayyadi, nera sotto gli Abbasidi, verde sotto i Fatimidi e rossa sotto gli Ottomani. Ecco perché molte bandiere di Paesi islamici presentano una combinazione di questi quattro colori.

Il kajal per scurire gli occhi

È tradizione per i pashtun meridionali, che rappresentano il grosso delle truppe taleban, scurire gli occhi con il “kohl” (o kajal). Un’assurdità se si pensa che il primo Emirato (1996-2001) aveva vietato il trucco e la vendita di cosmetici alle donne. Già da qualche anno, sulla strada che porta da Kabul a Kandahar, i viaggiatori più avveduti preferiscono “travestirsi” da taleban per evitare di essere fermati e interrogati agli improvvisati posti di blocco: turbante in grembo, barba di qualche giorno, ma anche kohl nero intorno agli occhi.

Un turbante per ogni etnia

Fa parte del codice di abbigliamento dei pashtun. I colori preferiti dai capi taleban sono il nero e il bianco (alcuni lo scelgono nero a righe bianche), ma non sembrano esserci precise regole come presso i religiosi sciiti. Tra i militanti, la lunga stoffa viene poggiata in maniera casual sulla testa per poi essere arrotolata attorno al collo, oppure usata per nascondere il viso. È usato anche il “pakol”, il cappello morbido e tondeggiante (reso famoso da Ahmad Shah Massud, per intenderci) privilegiato dalle altre etnie afghane.

Il motorino

Fa parte del “corredo” tradizionale dei taleban. Memorabile la fuga in moto del mullah Omar nel 2001. La raccomandazione di usare motorini e mezzi leggeri negli scontri con le forze governative e le truppe americane era venuta dal mullah Baradar. «Non abbiamo la superiorità tecnologia – diceva il numero due dei taleban – per cui usiamo i motorini per permettere ai nostri soldati una velocità di movimento». L’anno scorso, dopo un attentato in cui persero la vita due guardie del presidente Ashraf Ghani, il governo ha bandito l’uso dei motorini a Kabul nel tentativo di fermare gli attentati.

Il «salwar kamiz»: la lunga giacca proibita agli altri

La lunga giacca (“kamiz” o “qamis”, camicia) viene indossata sopra un paio di pantaloni (“salwar” o “shalvar”, dall’arabo “sirwal”) larghi, spesso abbinata con il “patu chadar”, la coperta di lana. Il completo è molto comune in Afghanistan, ma i taleban lo hanno considerato come esclusivamente islamico, vietandone nel maggio 2001 l’uso agli indù afghani che dovevano, invece, indossare berretti neri e un pezzo di stoffa gialla sulle tasche con il pretesto «di poterli identificare subito ed evitare che la polizia religiosa li costringa a rispettare la sharia».

L’esibizione delle armi (oggi ultrasofisticate)

L’esibizioni delle armi è d’obbligo. Fino a poche settimane fa, la maggior parte dell’equipaggiamento militare dei taleban era di produzione pachistana, iraniana e russa. Non è provato che questi armamenti fossero forniti dai Paesi citati: ci sono infatti molti mercati clandestini dove si può acquistare ogni tipo di arma. Ora che i taleban sono entrati in possesso di interi depositi di armamenti Usa, abbandonati con il ritito, il loro arsenale si è allargato. Il corpo d’élite, Brigata Badri 313, esibisce divise militari ultrasofisticate, con visori notturni e apparati biometrici.

Vietato radersi

Un buon taleban è tenuto a coltivare la barba, come vuole la tradizione islamica. Ai tempi del primo Emirato, gli agenti bloccavano per strada gli uomini che si radevano e li picchiavano duramente. I trasgressori venivano poi portati in carcere e tenuti fino a quando la barba non avesse raggiunto una certa lunghezza. Opportuno incorniciare il viso con i capelli lunghi, ma questi non devono essere curati né riflettere acconciature alla moda. I “barbieri hipster”, fioriti negli ultimi anni a Kabul, dovranno presto adeguarsi.

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