sabato 13 maggio 2017
Svelati gli introiti milionari degli affari conclusi con Mosca. Il presidente minaccia di sospendere gli incontri con la stampa. Nella visita a Roma incontrerà anche Gentiloni
Donald Trump alla Casa Bianca con un  gruppo di studenti (Ansa/Ap)

Donald Trump alla Casa Bianca con un gruppo di studenti (Ansa/Ap) - ANSA

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Nella notte la Casa Bianca ha confermato che, nella sua tappa romana, il presidente Usa Donald Trump non incontrera' solo il Papa e il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ma rivedra' anche il premier Paolo Gentiloni, che ha ricevuto recentemente alla Casa Bianca e che farà poi gli onori di casa al G7. In America però continua a impazzare il "Russiagate" con un gruppo di democratici alla Camera che ha chiesto alla Casa Bianca di rendere pubbliche le registrazioni dei colloqui, al centro della cronaca in queste ore, tra il presidente e l'ormai ex direttore del Fbi James Comey.

Inspiegabilmente, è comunque lo stesso Donald Trump a tenere vivo il Russiagate che il suo repentino licenziamento del direttore del Fbi sembrava voler mettere a tacere. Ieri il presidente Usa ha rilasciato una valanga di dichiarazioni, da Twitter a interviste a lettere dei suoi avvocati che hanno contraddetto la sua precedente versione del siluramento di James Comey e risollevato il dubbio di una collusione del tycoon o del suo staff con Mosca. Dopo una mattinata di messaggi sempre più infuriati su Twitter, infatti, il presidente Usa ieri ha reso nota una lettera nella quale i suoi avvocati assicurano che le sue dichiarazioni dei redditi non presentano entrate o debiti in Russia, «con poche eccezioni». Al di là dell’ostinazione con la quale il tycoon tiene nascosti i suoi modelli delle tasse, che non ha precedenti per un Commander in chief americano, l’involontaria comicità dell’inciso ha reso la notizia virale sui social media. Soprattutto dopo che si è appreso che le «eccezioni » sono 95 milioni di dollari avuti da un miliardario russo per la vendita di una proprietà in Florida e l’incasso di 12,2 milioni di dollari per la realizzazione di Miss Universo a Mosca. L’ennesimo tentativo di Trump di screditare l’inchiesta sul Russiagate è scattato sullo sfondo della guerra fra l’ex numero uno del Bureau of investigation e l’inquilino della Casa Bianca, che sembra terrorizzato dalla possibilità che Comey racconti alla stampa i retroscena del suo benservito o i dettagli della sua inchiesta sulle intrusioni russe nella politica americana.

«È meglio che Comey speri che non vi siano registrazioni delle nostre conversazioni prima che si metta a dare notizie alla stampa», ha scritto Trump in un tweet mattutino che è stato letto come una minaccia. Non è passata inosservata neanche la sua allusione alla possibilità che registri le conversazioni nello Studio Ovale, un’abitudine che fu fatale a Richard Nixon, il presidente travolto dal Watergate che, nel tentativo di bloccare l’inchiesta che gli costò la Casa Bianca, licenziò un procuratore speciale nel 1973. Di fronte alle reazioni della stampa, Trump ha minacciato di cancellare le conferenze con i media che ogni giorno si svolgono al 1.600 di Pennsylvania Avenue, mentre il suo portavoce, Sean Spicer, si affrettava ad assicurare di non essere a conoscenza di alcuna registrazione «di una cena tra Trump e Comey». Giornali e tv si erano infatti interrogati sul significato delle esternazioni del presidente, che fino a 24 ore prima aveva attribuito il siluramento di Comey alla scorrettezza nei confronti di Hillary Clinton durante l’indagine sulle email dell’ex candidata democratica, portata all’attenzione di Trump dal dipartimento alla Giustizia.

Ora invece il magnate sostiene di aver deciso personalmente di togliere il posto a Comey, sulla base di tre conversazioni avute con il direttore della polizia federale sul Russiagate sulle quali ci sono versioni contrastanti. L’ex direttore del Fbi per ora tace, anche se ieri ha fatto sapere, indirettamente, di «non temere alcuna registrazione». La confusione ha spinto i leader del Senato a invitare il vice ministro della Giustizia, Rod Rosenstein, a spiegare ai 100 senatori le ragioni del licenziamento. Intanto la Casa Bianca ha abbandonato l’idea di una visita di Trump al Fbi questo fine settimana, dopo che è apparso chiaro che il presidente non sarebbe stato accolto con calore.

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