martedì 20 settembre 2022
La cantante ha tre milioni e mezzo di follower: «Smettetela di far morire i nostri ragazzi per scopi illusori. Difficilmente Putin riuscirà a censurarla
La cantante Alla Pugacheva

La cantante Alla Pugacheva - Reuters

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Alla fine, a lanciare il guanto di sfida al presidente Putin nel suo Paese è stata una donna. Alla Pugacheva, classe 1949, già cantante e artista sovietica, poi russa, pluri premiata in patria e all’estero, ieri ha fatto un post su Instagram che ha fatto tremare le mura del Cremlino.

Alla base c’è una spinta personale, ma l’interprete ne ha approfittato anche per criticare la guerra in Ucraina. «Vi chiedo per favore di includermi nel gruppo di agenti stranieri del mio amato Paese in solidarietà con mio marito, una persona onesta, decente e sincera», ha esordito Pugacheva, dopo che, venerdì scorso, il marito, il presentatore televisivo Maxim Galkin, era finito sulla lista di quelli che nella Russia di Putin vengono considerati i traditori della Patria, in combutta con i suoi nemici (ossia, in pratica, con l’Occidente).

La cantante, però, ha proseguito, scrivendo di auspicare «per la nostra patria prosperità, una vita pacifica, libertà di parola e vi prego di smetterla di far morire i nostri ragazzi per scopi illusori facendo del nostro Paese un paria e complicando la vita dei cittadini».

Parole pesanti come un macigno e che il Cremlino non ha potuto censurare. Il profilo della cantante è seguito da 3,5 milioni di persone, a questo va aggiunto il fatto che, data la notorietà dell’autrice, il post è subito diventato virale su diverse piattaforme. Alla Pugacheva aveva già fatto parlare di sé durante il funerale di Mikhail Gorbaciov, lo scorso 3 settembre, quando, in silenzio e davanti alle telecamere, aveva indicato la bara dell’ultimo leader sovietico per qualche secondo, come a volerlo indicare come esempio per tutti. Il vice della Duma di Stato, Pyotr Tolstoj, non ha perso tempo a bollarla come una che «ha perso il contatto
con la realtà», aggiungendoci che «il suo posto è al museo dei tempi dell’Urss».

Ma difficilmente Putin potrà punire in modo plateale la cantante. Soprattutto adesso: da quando hanno iniziato a circolare le notizie sulle difficoltà nel conflitto, la dissidenza sembra aver trovato un nuovo slancio, non senza un richiamo al passato.

Se all’epoca dell’Unione Sovietica il pensiero dei dissidenti veniva divulgato attraverso le samizdat, le pubblicazioni clandestine, adesso a unire chi dice no ci pensa la rete. L’unica cosa che non cambia è una buona dose di coraggio. Il poeta Linor Goralik, ha fondato il sito roar, destinato ad accogliere i pensieri, le composizioni in versi, ma anche testi in prosa di tutti quegli intellettuali che non possono più esprimere la loro opinione a causa della guerra. Il politologo, Grigory Yudin, molto stimato anche nella comunità accademica internazionale, è una delle migliaia di persone arrestate per aver partecipato alle manifestazioni organizzate nella capitale Mosca subito dopo l’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Da mesi continua a dichiarare in tutte le interviste che questa guerra sarà «il suicidio di Putin».

L’intellighenzia all’estero sta continuando una attività di dissidenza incessante, rivolta soprattutto a quella parte del popolo russo che crede ancora alla propaganda del regime. Fra questi ci sono le centinaia di giornalisti che sono scappati all’indomani dell’inizio dell’operazione militare speciale, ma anche accademici come Elena Loukianova, esperta di diritto costituzionale, secondo la quale il conflitto ha avviato «un lento, ma inesorabile deterioramento del regime autoritario», aggiungendo che molto «dipenderà dalla vittoria degli ucraini». La lotta di chi non si stanca di dire no a questa guerra continua anche fra i miti dei giovanissimi. Svetlana Rodoba, pop star ucraina, residente a Mosca e amatissima in Russia. Dopo essersi esposta contro la guerra, l’hanno bandita dal Paese per 50 anni. «Volevo essere dalla parte giusta della Storia» ha dichiarato.

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