lunedì 19 novembre 2018
L’ex ministro di Obama: «Trump nega anche i dati scientifici». «Per fortuna c’è anche una buona notizia: che le tecnologie evolvono e quindi ...»
Il Nobel Chu: non ce la faremo mai a limitare il riscaldamento globale
COMMENTA E CONDIVIDI

«No, posso assicurarvi che gli atomi di sodio non sono di sinistra». Si conclude tra il serio e il faceto l’intervista con Steven Chu, il segretario di Stato all’energia dell’Amministrazione Obama, a fine ottobre nominato da papa Francesco nella Pontificia Accademia delle Scienze: il fisico settantenne che nel 1997 ha vinto il premio Nobel per aver immobilizzato alcuni atomi di sodio in una melassa ottica (vi risparmiamo i dettagli) è stato ospite dell’Agsm di Verona, la sesta multiutility, guidata da Michele Croce. L’azienda veronese sta investendo molto nelle rinnovabili e nella mobilità sostenibile: «Abbiamo investito 120 milioni, negli ultimi 8 anni, soltanto su eolico, fotovoltaico e idroelettrico» ha ricordato Croce presentando a Chu i nuovi progetti con Enea, i pali della luce “intelligenti” ed Electrify Verona, con Volkswagen. Un pomeriggio di confronto sul cambiamento climatico e, inevitabilmente, sui suoi disastri.

Perché la California sta bruciando?
La ragione per cui la California brucia va cercata nelle ridottissime precipitazioni, nelle temperature elevate e in sintesi nel cambiamento climatico. Non avviene da oggi: gli incendi si stanno ripetendo da diversi anni. Già in passato, alcuni hanno minacciato, se non raso al suolo, i nostri migliori vigneti. Gli agricoltori della Napa Valley già acquistano terreni più a Nord, cioè nell’Oregon.

Se gli effetti del cambiamento climatico sono così evidenti, come mai il presidente Usa non ci crede?
Ci sono delle evidenze cui lui incredibilmente non crede e ci sono cose assolutamente improbabili cui Trump invece crede ciecamente; come quando sostiene che Putin non è immischiato nel Russiagate, malgrado quanto abbiano appurato i nostri servizi di intelligence.

Perché questa emergenza è affrontata con sufficienza anche dalla popolazione americana?
Ci sono diverse ragioni e la più importante è che si tratta di una cattiva notizia e tutti facciamo fatica a prendere atto di cattive notizie che ci impongono di cambiare le nostre abitudini di vita. Per fortuna esiste anche una buona notizia: che le tecnologie evolvono e quindi potrebbe non essere necessario modificare radicalmente le nostre abitudini di vita per interrompere il cambiamento climatico.

Quali tecnologie ci salveranno?
Io stesso sto lavorando allo sviluppo di batterie per le autovetture che percorrono 500 chilometri ma richiedono una carica molto più rapida, paragonabile a quella che permette oggi di percorrerne duecento. Supponiamo allora che presto sia possibile acquistare un’autovettura con 20mila euro che permetta di percorrere 400 chilometri con un tempo di carica molto basso e che richieda bassissimi costi di manutenzione. Potremmo aiutare il pianeta senza sacrificarci poi tanto.

Cosa ne pensano le compagnie petrolifere?
Dipende di chi parliamo. Io sono consulente della Shell e in quella compagnia sono consapevoli del fatto che nell’arco di 50 anni debbono uscire dal business dei combustibili fossili. Ritengo che tutte le maggiori compagnie petrolifere statunitensi stiano riconoscendo la gravità del cambiamento climatico e si preparino a uscire dal settore in circa mezzo secolo.

Perché servono tanti anni?
Oggi, non si vede ancora la correlazione stretta che esiste – ma negli ambienti scientifici ed economici si sa che esiste – tra il cambiamento climatico e le fonti energetiche fossili. È un po’ come se andassi dal dottore e mi spiegasse che fumare fa male a me e ai miei figli, ma senza una prova concreta non smettessi di fumare… tutto ciò è molto umano, no?

Trump fa leva su questa incertezza?
Il presidente Donald Trump sta cercando di ribaltare tutto ciò che è stato fatto da Obama ma anche dagli altri presidenti, e non soltanto in ordine al cambiamento climatico, al diossido di carbonio o al mercurio, tutti dossier che sta mettendo a tacere.

Quanto costerà l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima?
Simbolicamente avrà un impatto devastante perché quando c’era Obama al potere egli era uno dei leader di questa battaglia globale e si erano raggiunti degli accordi per ridurre il consumo di carburante, era stata avviata addirittura la progettazione di nuovi modelli di auto: ci saranno numerosi contenziosi legali, se il presidente si tirerà indietro, perché alcuni Stati come la California intendono mantenere ben ferme le normative che vanno incontro agli obiettivi dell’accordo. E non solo la California, ma anche lo Stato di New York e il Massachusetts.

È realistico l’obiettivo di aumentare al massimo di 2 gradi la temperatura globale?
È difficile: anche se tutti i Paesi si impegnassero veramente a rispettare le linee guida delle Nazioni Unite, probabilmente supereremmo la soglia dei due gradi centigradi.

Quale aumento si aspetta?
Di tre gradi.

Come evitarlo?
In primis, ricorrendo a fonti alternative, come i residui dell’agricoltura, e poi impegnandosi nel riciclo della plastica.

Le idee degli scienziati disturbano profondamente Trump che vi liquida come «gente di sinistra». Scusi ma... in America la scienza è di sinistra?
La scienza non è né di destra né di sinistra: il compito degli scienziati è sottoporre a verifica l’ipotesi che il cambiamento climatico dipenda dalle attività umane ed è ciò che è stato fatto e si continua a fare. Io oggi lavoro ai processi biologici che hanno a che fare con il processo di Alzheimer: studiare una malattia è di destra o di sinistra? Eppure la salute è un tema che si presta a battaglie politiche. Può essere di destra o di sinistra l’uso che la società fa della conoscenza. Non la scienza.

Ci rassicuri: dunque neanche gli atomi di sodio sono di sinistra?
It’s correct (sorride). Gli atomi di sodio non sono di sinistra.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: