martedì 16 aprile 2019
Jean-Marie Guenois: «Le fiamme altissime, la grande guglia che crolla, il fumo sulla capitale. Questo scenario apocalittico potrebbe scatenare una presa di coscienza fortissima
«Il momento per riflettere sull'identità di noi Cattolici»
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Racconta di una Parigi piombata nel silenzio. Di una Francia in lutto per se stessa. Di un paese 'sconvolto'. Di persone in lacrime mentre osservano compiersi lo scempio in diretta. Jean-Marie Guenois è caporedattore a 'Le Figaro': è il vaticanista del quotidiano francese, con 'Le Monde' il maggiore e più autorevole organo di stampa del Paese. Guenois ha seguito per il giornale tutti i grandi fatti della Chiesa francese e vede in questo incendio una prova difficilissima da superare, una sorta di bivio della Storia, tra il dubbio e il riscatto. Ma, osserva in quest’intervista, non è in gioco solo l’identità dei cattolici, bensì anche quella di tutti i francesi, per i quali Notre-Dame è un simbolo fondamentale. Per Guenois, l’incendio, che ha «quasi sicuramente un’origine accidentale e non si può ricondurre a un atto terroristico», è quasi un monito. Anche se, sottolinea laicamente, «un incendio resta un fatto umano, terreno». Sul quale, inevitabilmente, interrogarsi.

Brucia Notre-Dame: un dramma, una tragedia, cosa si può dire in questi momenti coincitati?
Non sappiamo neanche come definirlo: Notre-Dame è la casa di tutti i parigini, di tutti i cattolici francesi e di tanti francesi che non sono neppure cattolici. È un simbolo. E quando bruciano i simboli, tutti sono devastati.

Anche in un Paese orgogliosamente laico quale è la Francia?
La Francia è un Paese laico, ma la laicità non cancella i simboli della nostra Storia, i capisaldi della nostra identità. Proprio stasera (ieri, ndr) l’Arcivescovo doveva ricevere Macron vicino alla cattedrale. Sarebbe stato un incontro ovviamente importante e altrettanto ovviamente l’incontro è saltato, perché tutto si è fermato. Ora, mentre parliamo al telefono, cammino per strada nel centro di Parigi. C’è un silenzio irreale, nell’aria si sente il dramma.

Cosa significa per i cattolici questo incendio?
È doppiamente sconvolgente, avviene proprio nel momento in cui comincia la Settimana Santa, proprio ora che la Chiesa è sotto choc per gli scandali: il rogo di Notre-Dame può gettare i cattolici nello sconforto. Oppure dare loro una forte scossa. Si dovrà capire, si dovrà vedere: un incendio resta un fatto umano, terreno, non è la prima volta che brucia Notre-Dame, certo. Però, in questo momento può rivelarsi la classica goccia che fa traboccare il vaso, in un contesto di disorientamento e di dubbi, oppure innescare una presa di coscienza tra i cattolici francesi.

Crede dunque che l’incendio possa essere un momento di rinascita?
Guardate, la Francia cattolica ha la sapienza di ritrovarsi e ricostruirsi. Lo ha dimostrato altre volte. Queste fiamme, poi, la grande guglia che crolla, il fumo su Parigi, questo scenario apocalittico potrebbe scatenare una presa di coscienza fortissima, nei cattolici e non solo. Potrebbero costringerci a interrogarci sulla identità del Paese e della sua anima cattolica. Sì, questo può succedere, perché nel cuore di Parigi e della Francia Notre-Dame c’è ancora!

Qual è il ricordo che conserva della cattedrale?
Le visite di papa Benedetto XVI e prima ancora Giovanni Paolo II. Momenti alti e commoventi. Ma più di tutto la messa internazionale della domenica. Di ogni domenica, quando fedeli da tutta Parigi, da tutta la Francia e da tutto il mondo si inginocchiano insieme.

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