giovedì 4 febbraio 2021
La testimonianza di Michele Lazzerini, fidei donum della diocesi di Pisa a Parintins: «La gente ha paura, chiede assistenza»
Un giovane paziente Covid curato in casa a Manaus. La carenza di ossigeno affligge ormai tutta la regione settentrionale del Brasile

Un giovane paziente Covid curato in casa a Manaus. La carenza di ossigeno affligge ormai tutta la regione settentrionale del Brasile - Reuters

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Non solo Manaus. Il Covid soffoca l’intera Amazzonia. La variante ha raggiunto gli Stati di Pará, Rondônia, Roraima e con essa l’incremento dei contagi e il collasso del sistema sanitario. A Santarém, le autorità locali hanno annunciato l’apertura di un ospedale da campo che dovrebbe cominciare a funzionare fra una settimana. A raggiungere i villaggi più interni, invece, è la nave-clinica papa Francesco, creata in collaborazione con la fraternità San Francesco d’Assisi della Divina Provvidenza. In Rondônia, il 95 per cento dei letti in terapia intensiva è occupato e un’analoga situazione si sta replicando nell’Acre e nel Tocantins. In Roraima l’ossigeno scarseggia. A preoccupare, inoltre, la morte di nove bimbi Yanomami, a causa della pandemia.

L’epicentro della tragedia resta, tuttavia, Manaus. Gli ospedali sono saturi: ci sono 109 persone in lista d’attesa per un posto in terapia intensiva. Altre 14 sono morte prima del proprio turno. «Continuiamo a remare ma la situazione si fa ogni giorno più forte», racconta padre Paulo Tadeu Barausse, gesuita e coordinatore del Servizio amazzonico di azione ed educazione socio-ambientale. L’Amazzonia è lo specchio di una catastrofe nazionale: con oltre 225mila vittima, il Brasile concentra il 10 per cento dei morti nel mondo, nonostante abbia solo il 2,7 per cento della popolazione. Da più parti si moltiplicano le accuse nei confronti del governo di Jair Bolsonaro per la controversa gestione della pandemia. Giovedì varie organizzazioni cristiane – inclusi alcuni organismi della Conferenza episcopale brasiliana – hanno denunciato la strage dei poveri e l’incremento della diseguaglianza provocato dal Covid: il 63 per cento dei deceduti è analfabeta, il 43 per cento è nero e il 42 per cento è indigeno e hanno presentato un’istanza contro il presidente all’Onu e all’Oms.

«Siamo al collasso. Nelle corsie degli ospedali è arrivato da poco il rifornimento di ossigeno ma molti pazienti sono trasportati in strutture più capienti ed attrezzate di altri Stati del Brasile. Medici ed infermieri sono instancabili, alcuni di loro, venuti a contatto con pazienti ammalati, hanno perso pure la vita». Michele Lazzerini, 53 anni, originario di Uliveto Terme, è missionario Fidei donum della diocesi di Pisa nello Stato brasiliano dell’Amazonas. Michele vive con padre Paulo di Lello nella casa parrocchiale di Nossa Senhora de Lourdes a Parintis, la seconda città della regione amazzonica per numero di abitanti dopo Manaus. Da quest’ultima, è arrivata la nuova ondata di contagio, provocata dalla variante. Le conseguenze sono drammatiche. Parintis dispone di due piccoli ospedali: il Jofre Cohen è del municipio e sta ricevendo esclusivamente i contagiati dal Covid, il Padre Colombo, invece, è della diocesi, costruito dai padri del Pime, e offre un servizio di pronto soccorso, neonatologia, reparto chirurgico: anch’«esso, in questo momento sta ricevendo alcuni contagiati».

Nessuno dei due centri, però, dispone di terapie intensive, concentrate a Manaus. Ancor più drammatica la situazione dei minuscoli villaggi sparsi all’interno dello Stato, del tutto privi di risorse sanitarie. Osserva il missionario: «La gente ha paura. Chiede assistenza». «Deus os abençoe!». Il signor Dinho è il capo villaggio della comunità rurale di Sagrado Coração, 35 famiglie che hanno messo le loro radici a ridosso del rio Tracajà.

Una cappella, una scuola intorno ad una cappella ed una scuola, poco più. La gente, qui, vive della pesca e dei frutti della terra. Della manioca, in particolare, una radice ricca di carboidrati, ferro e calcio, un ingrediente di base della cucina locale. «Dio vi benedica!». Dinho saluta l’arrivo di Michele. Ci sono volute tre ore di navigazione, a bordo di una lancia prestata da un amico di Parintis per raggiungere il villaggio. Ma, questa volta – racconta Michele – siamo stati fortunati: il livello delle acque, nei giorni scorsi, è cresciuto e noi abbiamo potuto prendere la scorciatoia. Il missionario pisano, seguito da un tecnico, ha portato a Sagrado Coração un generatore di energia elettrica. Salutato dai ribeirinhos come manna dal cielo «perché qui l’energia elettrica – spiega – è molto precaria». Un altro generatore è stato invece portato a Perpétuo Soccorso, un altro villaggio situato ungo la sponda del rio Mamuru. I due generatori sono stati acquistati grazie ad una colletta lanciata dalla diocesi di Pisa nel periodo liturgico dell’Avvento del 2019. Una colletta che aveva fruttato circa 4.300 euro, arrivati, anche se con ritardo, complice «una puntigliosa burocrazia della anca di cambio del Brasile».

Cambio comunque favorevole: i 28.400 reali sono stati sufficienti per fare l’acquisto. Altre opere sono state finanziate dal municipio di Parintis, nell’anno delle elezioni amministrative. Sono così arrivate, ad esempio, un buon numero di pompe d’acqua, utilissime, ad esempio, per la lavorazione della manioca. Le condizioni, tuttavia, in cui la gente vive in questo lembo di terra restano precarie. Ancor più ora, in tempo di pandemia. Eppure «ogni volta che rientriamo dalle visite alle comunità rurali – commenta – ci ritroviamo in cappella per ringraziare Dio che ci permette di svolgere questo servizio. Dandoci la grazia di incontrare persone accoglienti, capaci di vivere una fede genuina e viva. Sono i custodi della grande foresta amazzonica, il polmone del mondo e del suo labirinto d’acqua». «Pregate per me, per padre Paulo, per la gente che vive qui», l’invito di Michele Lazzerini. «Lo stiamo già facendo da tempo e continueremo a farlo – assicura don Francesco Parrini, direttore del Centro missionario –. Fate sentire l’abbraccio della comunità pisana alla vostra gente, sofferente ed oggi anche impaurita da questo mostruoso virus che toglie ancor di più la vita e la speranza».

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