lunedì 30 ottobre 2017
Su Facebook e Twitter centinaia di fotografie, messaggi (con qualche ironia) contro la rimozione della croce disposta dal Consiglio di Stato a Ploermel.
Così sui social network la difesa della croce di Wojtyla (da rimuovere)
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Una marea di croci ha invaso Twitter e Facebook. È la risposta digitale alla decisione del Consiglio di Stato francese di far rimuovere la grande croce che sovrasta la statua di San Giovanni Paolo II nel paesino bretone di Ploermel perché non rispetterebbe la legge del 1905 sulla separazione tra Stato e Chiesa.

Non la statua, che secondo il massimo Tribunale amministrativo non viola le regola sulla laicità, ma solo la croce, simbolo religioso situato in un luogo pubblico. La statua, realizzata dall'artista russo Zurab Tsereteli, e l'arco sormontato dalla croce sono stati issati nel 2006 al centro di una piazza adibita a parcheggio. E da subito l'

>>> QUI LA MOTIVAZIONE DELLA SENTENZA DEL 25 OTTOBRE

Da sabato sui social network ha preso il via una campagna per protestare contro l'ingiunzione del Consiglio di Stato: con l'hashtag #MontreTaCroix (mostra la tua croce), decine di persone hanno postato immagini, accompagnate da vivaci commenti. La maggior parte si è limitato a pubblicare fotografie delle centinaia di croci che puntellano il paesaggio francese.


Altri si sono chiesti se la rimozione delle croci presto riguarderà anche i cimiteri.

Altri inseriscono un giudizio: disprezzare la croce è disprezzare la Francia. C'è poi il richiamo a uno degli eroi nazionali, Charles De Gaulle, sulla cui tomba non mancano simboli religiosi.

Il caso ha assunto una portata anche europea, con la premier della Polonia, Beata Szydlo, che chiede di portare l'opera - 7,5 metri di altezza - nel suo Paese, patria di papa Wojtyla.




La campagna mediatica #MontreTaCroix è stata utilizzata anche politicamente da molti esponenti e organizzazioni della destra francese e del Front National. Si incontrano numerosi riferimenti alla libertà di culto di cui godono i cittadini islamici, o alla presenza di minareti nelle moschee. Riferimenti comunque impropri, visto che l'articolo 28 della legge del 9 dicembre 1905 vieta i segni religiosi sui monumenti pubblici o negli spazi pubblici, ad eccezione degli edifici adibiti al culto, dei terreni di sepoltura nei cimiteri e dei musei. Questo non toglie che la rimozione della croce (entro 6 mesi) è giudicata dai più irrispettosa della storia della Francia e frutto di un laicismo ideologico ed esasperato.

>>> MA SENZA QUELLA CROCE NON SI CAPISCE GIOVANNI PAOLO II (di Maurizio Patriciello)

Infine, un paio di note sarcastiche: la prima evoca le distruzione delle croci e delle chiese cristiane ad opera dello Stato islamico in Iraq e Siria. La seconda, del giornalista Dandrieu, si domanda se, per far piacere al Consiglio di Stato, Gesù Cristo è pregato di farsi crocifiggere senza segni religiosi...



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