venerdì 29 luglio 2022
Le forze ucraine avanzano con difficoltà: sono addestrate a difendere, non ad attaccare
Un mezzo militare russo nella regione di Kherson

Un mezzo militare russo nella regione di Kherson - Reuters

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Ce la faranno gli ucraini a riprendere Kherson e a dilagare a Sud? I dubbi si affollano. Lo stato maggiore, a Kiev, è reticente sulla battaglia in corso. Non vuole scoprire le sue carte, o non crede nelle possibilità di vittoria. Che una controffensiva sia in itinere lo si intuisce da molti dettagli. C’è uno stillicidio di attacchi in profondità, contro depositi e posti di comando russi, contro i ponti fluviali – l’ultimo, quello strategico di ponte Antonivsky, sul Dnepr, è stato fatto saltare l’alto ieri – e le vie di comunicazione che innervano i 150 Km di fronte.

Da un punto di vista militare, quello ucraino è un vero e proprio approccio operativo, perché mira allo scheletro del nemico, per farne collassare i muscoli. Il problema è che i russi non sono scemi. Si sono attestati su un terreno in tutto favorevole alla difesa. Vi hanno fra i 10mila e i 15mila uomini, inquadrati nella quarantanovesima armata. Possono battere le retrovie nemiche con 250-300 pezzi di artiglieria, pronti a stopparne le avanguardie in una circonferenza di 20-30 Km a ovest di Kherson. Sul fiume non tutto è perduto. Sono ancora fruibili due ponti, uno a sud e uno al centro. I camion russi continuano a percorrerli. A ovest, la 49esima non sarebbe completamente isolata. Lo spazio aereo è un altro punto di forza russo: aerei ed elicotteri d’attacco con la stella rossa decollano impunemente decine di volte al giorno. Qualsiasi movimento di carri nemici non sfuggirebbe alla loro osservazione, tanto più che il teatro è pianeggiante e brullo, monitorabile giorno e notte.

In Ucraina è un’impresa impossibile concentrare mezzi senza esser individuati e bombardati da decine di Km di distanza. Si obietterà che i russi sono pochini. Schierano un migliaio di uomini ogni dieci chilometri. Ma la difesa di Kherson è nutrita: ci sono baluardi ogni 2-3 km, imperniati su villaggi fortificati da marzo. Agli attaccanti non si aprirebbero che tre assi di avanzata, uno dei quali molto angusto. Il resto è un continuum di stradine e di campi, forse inservibili ai blindati pesanti.

Zelensky ha parlato di un milione di soldati già pronto per la battaglia. Stime più attendibili non vanno oltre 30mila uomini, schierati nell’area. Di questi almeno 10mila appartengono alla territoriale e alla guardia nazionale. Da otto anni sono addestrati a difendere. Per attaccare serve altro, specie se l’equipaggiamento che ti hanno dato è leggero. Restano così 20mila uomini, per un fronte di 150 km. Pochi, proprio come i russi. L’artiglieria ucraina è inferiore in numero a quella nemica: ha solo 150 cannoni e meno scorte di proiettili. I lanciarazzi americani sono ottimi, ma non onnipresenti. Devono essere imbeccati di continuo da informatori avanzati. Ce la farebbero a far zittire contemporaneamente 300 obici russi?

Gli ucraini sono spreconi: consumano 5mila e passa razzi al mese. In caso di battaglia lunga, i depositi occidentali non sono illimitati. Sulla carta, molti la sparano grossa. Ma che copertura aerea avrebbero le colonne ucraine in marcia? Poco distante da Kherson c’è la piattaforma di Myko-laiv, che concentra la quasi totalità degli elicotteri ucraini e una dozzina di droni di fattura turca, inutili a proteggere una manovra corazzata. Ce la farebbero a passare indenni fra le maglie dello scudo antiaereo russo? Ultimo e fondamentale: l’importanza storica, geopolitica ed economica del sud ucraino per la Russia lascia desumere che l’armata rossa non starà a guardare. Darà battaglia a Kherson, antemurale della Crimea, o forse nel Donbass. Basterebbe aumentare la pressione sulle città chiave del Donetsk per costringere il nemico a correre in loro soccorso. Liberare il Sud ucraino appare un'impresa tanto difficile quanto poco realizzabile almeno in tempi brevi.

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