martedì 29 marzo 2022
Le proposte presentate da Kiev ai colloqui a Istanbul, condizionate a un effettivo cessate il fuoco sul terreno.
La delegazione ucraina ai colloqui di pace a Istanbul

La delegazione ucraina ai colloqui di pace a Istanbul - Ukrainian Presidential Press Service/REUTERS

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La neutralità dell'Ucraina in cambio di garanzie di sicurezza sul modello dell'articolo 5 della Nato, il via libera alle sue aspirazioni di adesione all'Ue ma l'impegno a non ospitare basi straniere. E un negoziato a parte, che potrà durare fino a 15 anni, sullo status di Crimea e Donbass. Tutto questo da sottoporre all'approvazione popolare attraverso un referendum e da blindare con un voto dei Parlamenti dei Paesi garanti, di cui dovrebbe far parte anche l'Italia. Ecco quali sono le proposte presentate da Kiev ai colloqui a Istanbul, condizionate a un effettivo cessate il fuoco sul terreno.

LE GARANZIE DI SICUREZZA. È il nodo più delicato delle trattative. A fornirle dovrebbero essere almeno una decina di Paesi - i membri permanenti del Consiglio di sicurezza più Germania, Turchia, Italia, Polonia, Canada, Israele e, sottolinea Kiev, chiunque altro voglia unirsi -, prevedendone il coinvolgimento militare diretto entro tre giorni in caso di minaccia, anche con una no-fly zone. Condizione non facile per il Cremlino, che non vuole far rientrare dalla finestra il principio di solidarietà dell'Alleanza atlantica, tenuto fuori dalla porta a suon di bombe. Cruciale sarà definire in quali circostanze può scattare l'intervento dei garanti, e fino a che punto potranno spingersi. In ogni caso, precisano gli ucraini,non si applicheranno a Donbass e Crimea, dove ci sono "questioni irrisolte".

LO STATUS NEUTRALE. La moneta di scambio con Mosca è lo status neutrale, la formula magica evocata in queste settimane, paragonandolo a quello di Austria e Svezia. In estrema sintesi, niente adesione alla Nato e niente basi militari straniere: una delle condizioni poste da Vladimir Putin già prima del conflitto.

L'ADESIONE ALL'UE. Su un eventuale ingresso di Kiev nell'Unione Europea, Mosca ha promesso di non opporsi. Sul piano simbolico appare una concessione importante, soprattutto dopo che gran parte dei leader dei 27 hanno evocato a ripetizione l'appartenenza dell'Ucraina alla famiglia europea. Il percorso è però destinato a durare anni, anche con le migliori intenzioni. E chissà che Mosca non punti così a mettere sotto pressione Bruxelles sul piano politico, costringendola a passare dalle parole ai fatti.

L'APPROVAZIONE POPOLARE. I termini dell'accordo dovranno ottenere un doppio via libera: interno, attraverso un referendum, e internazionale, con la ratifica dei Parlamenti dei garanti, "per non ripetere l'errore del memorandum di Budapest", il trattato con cui nel 1994 Kiev accettò di smaltire il suo enorme arsenale nucleare, eredità del periodo sovietico, in cambio di un impegno internazionale alla sua difesa, risultato insufficiente. Ma se un patto appoggiato dal popolarissimo presidente Volodymyr Zelensky e in grado di porre fine ai massacri potrebbe avere vita facile in Ucraina, ben più accidentato si annuncia il percorso nelle Assemblee occidentali.

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